Il capitano Ultimo: «Sto dalla parte di Ilaria Cucchi, il comandante deve dimettersi»
Sergio De Caprio, per tutti il capitano Ultimo, è alla sua terza o quarta vita – prima la cattura di Totò Riina, poi ai vertici del Noe in indagini spinose e discusse, poi ai servizi segreti e ora come fondatore di un sindacato dei carabinieri e, come nelle precedenti, non ha paura di prendere posizioni che fanno discutere.
Se in molti hanno accolto con favore la presa di posizione del comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri, che annuncia di volersi costituire parte civile nel processo che potrebbe scaturire dall’indagine sui depistaggi nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, Ultimo dice che non basta: «Ci vorrebbero le dimissioni».
E risponde attraverso Open a chi ha tacciato il comunicato del sindacato che presiede, il Sim, di aver preso le distanze dai vertici dell’Arma. E quindi dalla vicinanza espressa da parte del governo e della maggioranza alla famiglia di Stefano Cucchi.
De Caprio, qualcuno ha visto nel vostro comunicato di ieri un’accusa di troppa durezza nei confronti di Nistri. Tacciandolo di non difendere i militari tutti i giorni, rischiate di passare per poco solidali nei confronti della famiglia Cucchi.
«Io sono sempre dalla parte delle vittime e sto dalla parte della famiglia Cucchi e di Ilaria Cucchi. Ma non da oggi, lo dico da anni anche ai ragazzi che mi invitano nelle scuole a parlare. Anche i carabinieri devono essere dalla parte delle vittime e chi ha sbagliato deve pagare, non c’è dubbio. Mi chiedo però che senso abbia l’annuncio di volersi costituire parte civile da parte del comandante Nistri».
Perché scusi? È stato considerato un atto molto forte, invece.
«Più utile e più sensato sarebbe stato offrire le dimissioni. Quello sì sarebbe stato un gesto di discontinuità che rompeva con il passato».
Il comandante Nistri, però, nel 2009 non c’era. Lui risponde di quanto accade oggi e prende una posizione. Perché non basta?
«Ci basterebbe se Hitler dopo la guerra avesse chiesto scusa per i bambini ebrei morti? Io non giudico, il comandante può fare come vuole. Dico però che lui è arrivato ai vertici dell’Arma che la vicenda non era ancora del tutto chiara ma non ha fatto nulla per chiarirla.
Non ha chiamato Francesco Tedesco (imputato che accusa i colleghi del pestaggio ndr) per chiedergli come fossero andate le cose, non ha fatto indagini interne. Anzi vedo che ad ottobre, Ilaria Cucchi lo accusava di aver sproloquiato contro Tedesco. Le dimissioni sarebbero un atto chiaro, che chiuderebbe ad ogni equivoco. Un gesto di discontinuità col passato».
E la costituzione di parte civile no?
«La costituzione di parte civile non ha lo stesso peso. Nella pratica servirà solo a chiedere i danni ai figli dei carabinieri, se saranno condannati».
Il vostro comunicato, però, si concludeva chiedendo al comandante perché non si costituisce parte civile al fianco dei carabinieri aggrediti.
I due discorsi non sono collegati in alcun modo. Siamo solidali con la famiglia Cucchi, come lo sono io personalmente. Poi, chiediamo al comandante di affiancare i carabinieri aggrediti. Ma sono due cose diverse».
Cosa pensa dei carabinieri imputati del processo Cucchi che rispondono di reati gravissimi?
«Tutte le persone hanno diritto di difendersi con tutti gli strumenti che la legge gli mette a disposizione. Non giudico nessuno, non ho giudicato neanche Riina. Cosa devo pensare? Chi sbaglia paga, è ovvio, non c’è neppure bisogno di dirlo. Il mio obiettivo, però, è tutelare i cittadini.
E come si possono sentire tutelati i cittadini se l’Arma non è neppure in grado di indagare al proprio interno? Se il comandante non ha neppure convocato gli indagati finché non è esplosa la cosa? È questo il punto e nessun altro».
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