Prato, gruppo multietnico vince il premio della matematica. La preside: «Il nostro segreto? L’integrazione»
Si chiamano Arianna, Sergio, Sabrina e Susanna i protagonisti della vittoria nella gara nazionale “Matematica per tutti“. Sono i ragazzi della prima liceo scientifico del San Niccolò di Prato, una città particolarmente nota la quantità di residenti di origine cinese. E della stessa provenienza sono tre dei componenti della squadra vincente, uno dei simboli più evidenti dei vantaggi dell’integrazione.
«Non ce lo aspettavamo proprio!», ha detto Sergio a Open, che di cognome fa Dai. «La nostra strategia è stato l’aiuto reciproco», ha spiegato Annalisa, che di cognome fa Pucci. «Durante la gara ci siamo dati una grande mano. Anche durante la preparazione nessuno aveva paura di sbagliare. Non c’era competizione, ma collaborazione».
Integrazione: la vera partita si gioca a scuola
«Noi abbiamo tanti studenti che vengono dalla Cina», dice la preside della scuola. «Ecco perché abbiamo provato, su consiglio delle stesse mamme cinesi, a rendere obbligatorio l’uso della lingua italiana. La lingua è uno strumento fondamentale dell’integrazione».
Gli studenti del San Niccolò parlano la stessa lingua non solo durante i momenti propriamente didattici, ma anche durante quelli di pausa e di svago. «Quando i ragazzi crescono e la parola – non più il gioco – diventa lo strumento di socialità principale, solitamente c’è una forte tendenza a dividersi per parlare la propria lingua. Noi cerchiamo di fare in modo che ciò non avvenga».
«La cosa che mi interessa non è punire o mortificare chi usa un idioma diverso», aggiunge subito Carlotti. «Piuttosto dare una direzione ideale. Dare gli strumenti per costruire un’amicizia, che in quell’età si nutre di dialogo».
Prima gli italiani? No, prima gli studenti
In un’intervista a La Stampa, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha parlato di «priorità nelle scuole per gli studenti italiani». Ma la preside del San Niccolò non trova una logica nelle sue parole: «Nella mia scuola non ci sono italiani e stranieri, ci sono gli studenti. Non è una priorità di un’educatrice fare differenze di etnie».
«Mi rifiuto di porre la questione in questi termini», dice Carlotti. Niente competizione dunque, come diceva Arianna, ma collaborazione. Un approccio che ha funzionato grazie anche allo sforzo degli insegnanti nel non creare mai punti di divisione ma solo punti di incontro.
«Quando i giornalisti hanno chiesto alla professoressa di matematica quanti studenti cinesi avesse in classe», ha detto Carlotti a Open, «lei non se lo ricordava nemmeno. Questo la dice lunga su come la pensiamo».