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Elezioni Israele, Netanyahu verso il quinto mandato

Con quasi il totale dei voti scrutinati, il primo ministro in carica si prepara a giurare per il suo quinto mandato di fila, superando così il fondatore della patria David Ben Gurion. Sconfitta per il parito blu e bianco del rivale Benny Gantz

Sarà di nuovo Benjamin Netanyahu a guidare Israele. Con il 99% dei voti scrutinati Netanyahu e il suo avversario Benny Gantz hanno ottenuto 35 seggi a testa. Il premier uscente è però ora in grado di formare una coalizione di destra che riunisce 65 seggi dei 120 disponibili alla Knesset. Questo consente al Likud di Netanyahu di avere la maggioranza al governo. Durante la nottata i due sfidanti avevano dichiarato entrambi vittoria, ma in giornata il leader del partito blu-bianco ha affermato: «Accettiamo la decisione del popolo e rispetteremo le scelte del presidente Rivlin». «Siamo qui per aprire la campagna del 2020», ha aggiunto il numero due del partito, Yair Lapid, ipotizzando che il premier Benyamin Netanyahu possa dimettersi nei prossimi mesi per le sue vicende giudiziarie. Trasformeremo la Knesset in un campo di battaglia e renderemo amara la vita al Likud».

Kahol Lavan, il partito dell’ex Capo di stato maggiore Gantz, aveva messo in piedi una brillante campagna elettorale, riuscendo a tener testa al navigato Netanyahu, da quattro mandati al governo. Con le accuse di corruzione che pendono sul suo futuro, Netanyahu ha giocato la carta del nazionalismo e del populismo per riguadagnare voti dall’estrema destra, grazie alla promessa di annettere alcuni insediamenti dei territori occupati della Cisgiordania a Israele. Una mossa che fa seguito alla decisione americana di voler riconoscere la sovranità di Israele sulle alture del Golan, territorio siriano occupato durante la guerra dei sei giorni del 1967.

Allo spoglio dei voti emerge che la sinistra israeliana ha subito un duro colpo. I laburisti di Avi Gabbai ricevono appena 6 seggi: il minimo assoluto in decenni di storia del partito. Meretz ottiene 4 seggi e le due liste arabe (Hadash-Taal e Raam-Balad) conquistano complessivamente 10 seggi, tre in meno rispetto alle politiche del 2015. Nella prossima Knesset saranno molto più forti i due partiti ortodossi, Shas e Fronte della Torah, con 8 seggi ciascuno. Netanyahu potrà avvalersi inoltre del sostegno di tre liste minori: Israel Beitenu di Avigdor Lieberman (5), Unione dei partiti di destra (5) e Kulanu (4). Il partito Nuova Destra di Naftali Bennett per il momento è escluso dalla Knesset, ma spera di superare egualmente la soglia di ingresso quando sarà completato lo spoglio dei voti dei militari.

L’affluenza elettorale nel voto è stata del 67,9%, quasi quattro punti percentuali in meno rispetto alle precedenti elezioni legislative del 2015. Nonostante i risultati non siano ancora ufficiali, il primo ministro uscente ha dichiarato di aver iniziato «a tenere discorsi con i capi dei partiti di destra, i nostri partner naturali. Stasera, quasi tutti hanno dichiarato pubblicamente che mi avrebbero raccomandato (al presidente Reuven Rivlin) di formare il prossimo governo. per stabilire un governo nazionale stabile». Il premier ha anche chiarito che «questo sarà un governo di destra, ma intendo essere il primo ministro di tutti i cittadini israeliani, sia di destra che di sinistra, sia ebrei che non ebrei». Per Benjamin Netanyahu si prospetta il quinto mandato di fila, superando così anche il fondatore della patria David Ben Gurion. Dopo un incarico come primo ministro dal 1996 al 1999, da dieci anni è lui a governare Israele ininterrottamente.

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