Jake Orta, l’uomo che si mantiene grazie ai rifiuti di Mark Zuckerberg
Jake Orta vive in un piccolo monolocale a San Francisco. A distanza di pochi metri da lui abita Mark Zuckerberg, in una casa stile Tudor da 10 milioni di dollari. L'appartamento di Jake è pieno di oggetti recuperati dai cassonetti dei suoi vicini milionari, racconta il New York Times.
Di fronte alla casa del fondatore di Facebook, Orta ha recuperato vari oggetti tra cui un'aspirapolvere, una macchinetta del caffè, un asciugacapelli, tutti perfettamente funzionanti. E tutti finiti nel cassonetto dei rifiuti di Zuckerberg. Orta raccoglie anche pile di vestiti che vende per tra i 5 e i 10 dollari al pezzo. Grazie alle sue scoperte l'uomo, un ex marine, guadagna dai 30 ai 40 dollari al giorno.
I giochi per bambini sono i più difficili da vendere, perché ai genitori non piace dare ai figli oggetti recuperati dalla spazzatura. Anche i vestiti da donna, spiega Orta, non sono facili da smerciare, ma gli uomini non sembrano farsi troppi problemi. T-shirt, felpe o jeans di Zuckerberg e vicini vengono sempre venduti velocemente. Orta afferma che a marzo ha trovato addirittura un servizio d'argento. Bicchieri d'argento, piatti e forchette. Tutti finiti nell'immondizia.
Il signore del riciclo vive in una casa popolare e i rifiuti dei suoi vicini milionari rappresentano la sua unica fonte di reddito. Il suo oggetto preferito, tra quelli trovati nei cassonetti dei quartieri bene di San Francisco, è una raccolta di giornali che vengono da tutto il mondo e che documentano la seconda guerra mondiale.
«Non capisco come a qualcuno sia venuta voglia di liberarsi di qualcosa del genere», ha affermato nell'intervista con il New York Times. L'uomo racconta di aver trovato nei cestini svariati smartphone, iPad, tre orologi da polso e qualche busta di marijuana.
A San Francisco sono diverse centinaia le persone che come lui si mantengono grazie alla vendita di oggetti recuperati dai cassonetti dei milionari. Nick Marzano è un fotografo australiano e immortala da anni il loro mondo, quello dei trashpickers.
È una professione che viene associata più alle favelas sudamericane che alla Silicon Valley, ma esiste in ogni luogo in cui il capitalismo ha creato l'associazione che lo caratterizza: da una parte il consumismo sfrenato, dall'altra condizioni economiche completamente opposte.