La protesta delle associazioni cattoliche contro il «farmaco gender» arriva in Senato
Le associazioni cattoliche, col movimento Nova Civilitas in testa, non mollano la presa contro la triptorelina, il farmaco già in uso per il trattamento di alcuni tumori, ma anche nei rari casi in cui viene certificata una disforia di genere in ragazzi pre-adolescienziali, bloccando loro la pubertà. Secondo quanto sostengono si tratterebbe invece di un eccesso dovuto più a questioni dettati da una non meglio identificata «propaganda gender», mentre non esisterebbero conferme scientifiche.
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E’ di tutta evidenza che interventi così ferocemente invasivi e intimamente incidenti nei confronti dei bambini, senza neppur la necessaria contezza delle conseguenze psico-fisiche che simili trattamenti potrebbero importare ai soggetti trattati, anzi con evidenze scientifiche ed etiche avverse, sono da stigmatizzare con decisione e da biasimare come azioni, a dir poco, da irresponsabili.
Nova Civilitas, nella persona del suo Presidente, l’Avv. Gianfranco Amato che da anni denuncia gli effetti deleteri della propaganda ideologica e l’elevato rischio di recepirne i pericolosi principi nelle norme giuridiche e nei protocolli medico-scientifici, è vicina a tutte quelle donne e a quegli uomini che nelle istituzioni vorranno adoperarsi affinché nessun bambino sul territorio italiano possa essere trattato con la triptorelina per questi fini.
La disforia di genere comporta un rigetto da parte di un individuo del proprio genere sessuale, ci si sente proprio come se si fosse prigionieri di un corpo estraneo, cosa che al sopraggiungere della pubertà provoca traumi psicologici notevoli, senza contare l’incomprensione che il giovane potrebbe trovare nell’ambiente famigliare e scolastico. Ragione per cui una volta accertata questa condizione bloccare la pubertà può essere di grande aiuto, permettendo a chi ne soffre di vivere la possibile transizione di genere in maniera serena.
Il comunicato di Nova Civilitas
L'indagine conoscitiva al Senato
La polemica era ripartita quando l’Aifa, nel febbraio scorso, aveva inserito il farmaco nell’elenco di quelli erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale. Così il presidente della commissione Sanità al Senato Pierpaolo Sileri ha consentito una «indagine conoscitiva», che dovrà valutare le argomentazioni del gruppo di associazioni cattoliche contrarie alla triptorelina, ritenuto il prodotto di una «teoria gender» che permetterebbe a bimbi e adolescenti di «scegliere» di quale genere essere.
La leggenda del farmaco «gender»
Troviamo quindi il principale falso mito che ruota attorno alle proteste: quello in base al quale i traguardi raggiunti nel campo della ricerca sul genere sessuale siano in realtà un mero costrutto ideologico. Senza contare che, in tutti i paesi in cui è stato già adottato il trattamento, è ben noto il fatto che non può in nessun modo cambiare il sesso di una persona: quella è una questione che riguarderà l’individuo in età adulta, al compimento dei 18 anni. La somministrazione avviene in un arco di tempo limitato, massimo un biennio, in cui tutti gli specialisti competenti potranno accertare ulteriormente se è davvero presente una situazione di disforia di genere.
Fact checking essenziale
Rispondiamo per sommi capi alle affermazioni che sono tornate a circolare in vari media a seguito della protesta e della prevista discussione presso la commissione Sanità del Senato, per maggiori approfondimenti potete leggere il nostro fact checking precedente: