Conte: «Lavoriamo per scongiurare la crisi umanitaria in Libia»
Mentre da una settimana a Tripoli si combatte strada per strada, l'Europa continua a chiedere al generaleHaftar di cessare le ostilità.Il presidente del Consiglio Conte ha presieduto la riunione del 12 aprile con i vertici del ministero della Difesa e degli Esteri a palazzo Chigi eha parlato al telefono con la cancelliera tedesca Merkel. La Francia nega intanto di essere stata avvisata dell'attacco di Haftar, storicamente vicino proprio al Paese guidato da Macron e alla Russia.
Il premier è tornato a parlare di Libia anche da Bari, dove ha partecipato all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico.«Lavoriamo tutti i giorni. Ieri avete saputo di questo gabinetto di crisi che continuerà costantemente a riunirsi, perché ovviamente c'è serio rischio di una crisi umanitaria che vogliamo scongiurare», ha detto Conte.
Non sorprende certo l'interesse dell'Italia nei confronti del Paese Mediterraneo, sia per quanto riguarda i giacimenti petroliferi, sia per quanto riguarda invece i flussi migratori:«Quando ragioniamo di Libia – ha precisato il premier – non pensiamo solo all'immigrazione, noi pensiamo anche a pacificare un Paese che è centrale per tutti gli equilibri: del Nord Africa, mediorientali e del Mediterraneo intero, e quindi dell'Unione europea».
I confini della crisi libica vanno ben al di là di quelli geografici dello Stato africano e si inseriscono nello schema di alleanze che si cela ora dietro al premier Fayez Serraj, ora dietro al generale Khalifa Haftar. Secondo il Wall Street Journal, l'Arabia Saudita avrebbe promesso decine di milioni di dollari ad Haftar per proseguire la sua offensiva su Tripoli.
Intervistato dalFatto Quotidiano il presidente del Consiglio Conte dice che «non èpensabile una soluzione del conflitto senza interloquire con tutti gli attori che hanno un ruolo, locali o internazionali» e conferma l'incontro avuto a Roma con una delegazione vicina adHaftar. Dunque lacrisi libicariguarda anche l'Italiaed è un tema che ha provocato tensionianche nella maggioranza giallo-verde, con il vicepremier Matteo Salvini pronto a lanciarsi in un'offensiva verbale contro Parigi.
«Stiamo lavorando affinché in Libia le cose non peggiorino. Speriamo che tutti i paesi occidentali facciano lo stesso e non ci sia qualcuno che, come in passato, gioca alla guerra per interessi economici. In passato la Francia lo fece e speriamo che non stia ripetendo lo stesso scherzetto perché poi ne pagano le conseguenze tutti», ha detto Salvini a margine della Formula E.
Il dossier libico, del resto, interessa in prima persona il leader leghista con le possibile conseguenze in fatto di flussi – e in piena campagna per le Europee – che la crisi potrebbe scatenare. La direttiva ministeriale che considera i porti libici capaci di offrire un'adeguata assistenza sanitaria e logistica potrebbe essere superata – fanno notare numerosi osservatori – in caso di guerra, così come la politica dei«porti chiusi alle Ong» nel nostro Paese.
Secondo Conte «in caso di conflitto armatosalterebbero tutte le iniziative bilaterali e multilaterali che abbiamo sin qui promosso in una logica di cooperazione con i Paesi di partenza e di transito».I militari italiani restano al momento nel Paese: a Misurata sono circa 300.