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Incendio di Notre Dame: come potrebbe essere nato e perché è stato difficile domarlo – L’intervista

15 Aprile 2019 - 23:05 Valerio Mammone
L'intervista al comandante dei vigili del fuoco di Roma Giampietro Boscaino

«È un incubo. Un incendio così è il peggiore che possa capitare a un vigile del fuoco». Giampietro Boscaino è il comandante dei Vigili del Fuoco di Roma, incarico che gli è stato assegnato dopo aver guidato Massa Carrara, Brindisi, Taranto e Palermo.

Lo abbiamo raggiunto al telefono e gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande sull'incendio della cattedrale di Notre-Dame. Come potrebbe essersi sviluppato? Perché è divampato così in fretta e in modo così violento?

Comandante, al di là delle proporzioni, cosa rende incendi come questi così difficili da domare?

«Prima di tutto la quota, che mette anche a rischio gli operatori. Bisogna operare dall'alto altrimenti c'è il rischio che un eventuale crollo possa coinvolgere chi c'è sotto. E poi consideri che sul posto ci sono 400 vigili del fuoco. Coordinarli non è facile».

Dopo la guglia è collassata anche la volta e il tetto. Secondo lei le mura si salveranno?

«La struttura muraria in genere ha una buona resistenza, ma dipende anche dalla funzione che aveva il tetto».

In che senso?

«Se il tetto collaborava alla statica della struttura c'è la possibilità che vengano giù anche le mura. La struttura di Notre-Dame è sempre stata molto sottile. È per questo che in passato furono costruiti gli archi che lei vede entrando».

Incendio di Notre Dame: come potrebbe essere nato e perché è stato difficile domarlo - L'intervista foto 1

Come ha fatto a scoppiare un incendio così grande?

«Da quello che ho visto in tv c'erano dei lavori di ristrutturazione. Sicuramente l'incendio è partito da là. I lavori sono un momento delicatissimo per le opere d'arte. Pensi a quello che è successo al Teatro La Fenice, al Petruzzelli o nella Cappella della Sindone di Torino».

Perché? Cosa succede durante i lavori?

«Perché in quei momenti spesso gli allarmi sono disattivati. Tante lavorazioni richiedono l'uso di fiamme libere. Basta un attrezzo elettrico lasciato fuori posto in tensione per far scoppiare un incendio. Consideri poi che gli impianti elettrici allestiti nei cantieri cambiano configurazione di giorno in giorno, sono volatili. Per questo bisogna stare attenti».

Secondo lei è possibile che si tratti di un incendio doloso?

«Lo escluderei».

E come è possibile, allora, che le fiamme siano divampate così in fretta?

«Quel legno là brucia come benzina perché è molto stagionato e ha poca umidità. La capriata, cioè l'ossatura del tetto, è fatta in modo che la trave di legno che la sorregge possa essere interessata dal fuoco da tutti e quattro i lati: quindi se c'è una buona areazione (come in questo caso) e tanto combustibile si crea l'incendio perfetto».

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scritto che dovrebbero intervenire i Canadair. Può spiegarci perché non è possibile?

«Perché se lei lancia 6mila metri cubi d'acqua sopra un'opera d'arte…poi trova le briciole. In Italia furono usati gli elicotteri sul teatro La Fenice, ma gli elicotteri sono più piccoli e permettono di fare interventi chirurgici».

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