Notre Dame in fiamme, l’architetto Piero Lissoni: «Bisogna ricostruirla subito» – L’intervista
«Ha qualche minuto per un'intervista?». «Tutti quelli che vuole, davanti a una tragedia del genere». Piero Lissoni è uno dei più importantiarchitetti e designer italiani. Collabora con diversi brand che si occupano di interni e ha progettato hotel, boutique e ville di lusso in tutto il mondo.
Quando parla di Notre Dame, la sera del 15 aprile, l'incendio è divampato già da diverse ore. Ormai la guglia che svettava in cielo è caduta e il tetto ha preso completamente fuoco. I pompieri hanno già spiegato che è difficile contenere l'incendio. Lissoni ne parla come se questacattedrale fosse viva, fosse una creatura rara e stupenda in punto di morte. Colpita da un male che poteva essere evitato.
Perché è stato così difficile spegnere le fiamme?
«Notre Dame è un edificio delicatissimo. Era impossibile intervenire con aerei o elicotteri. In quel punto Parigi ha ancora un tracciato medioevale, è molto difficile dal punto di vista logistico arrivare all'Île-de-France. Oltretutto è una struttura molto alta, una delle più alte di tutto il mondo gotico. Per i pompieri è stata davvero una battaglia impari».
Come mai il tetto ha preso fuoco così in fretta?
«La cattedrale è stata costruita con pietra e legno. Tutta la struttura portante dell'edificio si basa su un sistema di contrafforti in pietra, che la sorreggono e la snelliscono. Il tetto invece è completamente in legno ed è una straordinaria opera di ingegneria, perché doveva essere leggerissimo e resistente».
L'architetto e designer Piero Lissoni
Perché il suo equilibrio è così fragile?
«Nel gotico è così. Sembra pieno di elementi decorativi ma è un inganno. È pieno di parti strutturali, importanti per reggere l'intero edificio. Elementi che vengono camuffaticon delle decorazioni. Per questo toccarne anche solo uno rischia di compromettere tutto. L'altro problema sono i materiali. La facciata è costruita con una pietra simile all'arenaria, facile da recuperare, facile da scolpire ma estremamente fragile».
Notre Dame aveva bisogno di essere restaurata. Era stata fatta una raccolta fondi e un reportage del New York Times ha mostrato quanto fossero precarie le sue condizioni.
«Provate a pensare al Duomo di Milano. È da quando è nato che non ha mai smesso di essere in manutenzione. Questi sono oggetti stupendi ma estremamente delicati. Non li può abbandonare. O li controlli sempre oppure… Maledizione».
Come mai l'incendio di Notre Dame è una tragedia per la cultura occidentale?
«Io lo devo dire da europeo e da architetto. Nella storia dell'arte Notre Dame è stato il momento in cui si sono cominciate ad aprire tutta una serie di nuovestrade. Notre Dame, col tempo, è diventata un simbolo. Era lì, in un'isola perfetta e intoccata. Ed era a Parigi, probabilmente se fosse stata fatta in campagna sarebbe diventata solo una bella chiesa gotica. Nientedi più».
L'incendio è stato spento dai pompieri ma molte parti in legno della cattedrale sono andate perse
Sarà possibile ricostruire quello che è stato perso?
«Noi pensiamo che gli edifici siano la fine degli oggetti. Non è così. Alcuni prendono quasi una vita propria, una una loro storia e una loro identità. Spero che venga ricostruita bene, con un modello che sia il più vicino possibile a quello prima del crollo. Non voglio che creino qualcosa di completamente moderno».
Cosa lascia questa tragedia?
«Spero che questa gigantesca tragedia, questa creatura che se ne è andata possa essere un campanello d'allarme per qualche frescone nostrano che crede di conservare i nostri monumenti senza fare niente. Ci vuole cura e manutenzione. Vanno protetti anche per le generazioni future».