Radio Radicale verso la chiusura, il direttore: «Non è vero che mancano i controlli»
Dopo quarantatreanni, sembra essere arrivata la parola «fine»per Radio Radicale. La storica emittente fondata da Marco Pannella, che da decenni trasmette e archiviale sedute del Parlamento e i più importanti processi, è vicinissima alla chiusura definitiva.Il governo gialloverde ha deciso e le parole del sottosegretario all'editoria Vito Crimi sono inequivocabili: «La posizione è molto chiara, l'intenzione mia e del ministero dello Sviluppo economico è di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale».
Ma perché chiudere l'emittente? «Nessuno ce l'ha con Radio Radicale o vuole la sua chiusura, ma – insiste Crimi – sta nella libertà del Governo farlo». L'emittente, secondo il sottosegretario,«ha svolto da 25 anni un servizio senza alcun tipo di gara e valutazione dell'effettivo valore di quel servizio».Lo scorso 8 aprile, sul Blog delle Stelle, lo stesso Crimi aveva attaccato la Radio, in un post in cui venivano elencati i contributi ricevuti dall'emittente e la componente societaria della radio stessa.
Crimi aveva scritto: «Negli ultimi giorni si parla tanto della “voce libera” di Radio Radicale, che senza aiuti dello Stato rischierebbe di “spegnersi“. Dal 1994 ad oggi Radio Radicale ha percepito contributi pubblici per oltre 200 milioni di euro (14 milioni di euro l’anno)». Diversa la versione del direttore di Radio Radicale Alessio Falconio.
«C'è stata una gara nel 1994 e noi l'abbiamo vinta. Poi abbiamo chiesto che se ne facessero altre, che il servizio fosse messo a gara. Ma naturalmente non eravamo noi che potevamo deciderlo. Seconda cosa inesatta – ha spiegato Falconio – delle parole del sottosegretario Crimi è che non è vero che non ci sono controlli. Il Mise (il ministero dello Sviluppo Economico, ndr) controlla ogni mese il rispetto da parte nostra della convenzione. È una verifica molto rigorosa da parte del servizio controllo del Mise», ha detto il direttore a Open.
Alla domanda se, a questo punto, Radio Radicale pensa che il governo tirerà dritto, il direttore ha detto:«Spero che il governo ci ripensi. Spero che le istituzioni, il Parlamento aiutino il governo a ripensare questa scelta. È un servizio che da 43 anni esiste e deve continuare a esistere perché è importante per la vita del Paese e delle istituzioni».
Come reagirà Radio Radicale alla posizione del governo?«Domenica prossima ci sarà una manifestazione a piazza Madonna di Loreto, a Roma, dalle ore 11. Il giorno di Pasqua, nella zona dei Fori Imperiali, all'imbocco con piazza Venezia. Per tutti quelli che vogliono manifestare vicinanza a Radio Radicale, l'appuntamento è quello».
Nei mesi scorsi Open era stata ospite di Radio Radicale e aveva chiesto al direttore Alessio Falconio, all'amministratore delegato Paolo Chiarelli e alla storica voce delle rassegne stampa Massimo Bordin, di raccontareperché Radio Radicale non devechiudere. Pochi giorni fa abbiamo raccolto anche le parole di Maurizio Bolognetti, segretario dei radicali lucani, da settimane in sciopero della fame in difesa della radio.