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«Stiamo ancora facendo la storia». L’Ajax dei giovani non ha più paura di nessuno

L'Ajax arriva in semifinale dopo aver passato tre preliminari. È la prima volta nella storia della competizione europea

Prima il 4 a 1 al Bernabeu contro il Real Madrid. Poi il 2 a 1, sempre fuori casa, contro la Juve di Cristiano Ronaldo. Due vittorie ottenute giocando sempre a mille e con una delle rose più giovani d'Europa. L' Ajax è la prova che il gioco conta a volte più dei nomi stampati sul retro delle magliette.

È l'eterno ritorno del "calcio totale", fondato da Jack Reynolds, allenatore dell'Ajax dal 1915 al 1925, dal 1928 al 1940 e dal 1945 al 1947, e diventato un marchio di fabbrica del calcio olandese nell'era dei tulipani (metà anni '70), quando l'Ajax, grazie al genio di Johan Cruijff, cominciò a dominare i campi europei.

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Stavolta la favola dell'Ajax è doppia: prima di giocarsi i quarti con la Juve, la squadra di Ten Hag ha dovuto superare preliminari, girone a quattro e ottavi di Champions League. Mai prima d'ora una squadra era arrivata così vicina alla finale partendo da così lontano.

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E proprio come nel Barcellona, con cui l'Ajax ha condiviso le doti di Johan Cruijff, prima come giocatore e poi come allenatore, il successo è partito dai giovani.

L'età media della squadra che ha battuto la Juventus è di 24 anni; la rosa che nel 2017 era tornata ai vertici del calcio europeo, perdendo l'Europa League solo in finale contro il Manchester United, era ancora più giovane: 22 anni e 282 giorni per l'esattezza.

Risultati ottenuti sebbene le cifre investite dalla società non siano proprio cifre da capogiro: Ten Hag ha investito poco più di 50 milioni di euro per una squadra che è riuscita a battere sia i campioni d'Europa in carica che la Vecchia Signora del calcio italiano.

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Una storia che per una squadra composta da millenials e generazione Z non poteva che essere raccontata anche e soprattutto sui social. «We are still creating history», stiamo ancora facendo la storia, scrivono sulla pagina Twitter della società.

Una squadra di promesse diventati Titani. Come i quattro calciatori nati all'interno dell'Academy dell'Ajax Mazraoui, De Ligt, Blind, van de Beek, e altri tre acquistati da adolescenti, Onana, De Jong e David Neres. Nomi sconosciuti fino a qualche tempo fa ma che stanno incantando il calcio europeo.

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E chissà che questo viaggio, come twitta il portiere Onana, non possa andare ancora più lontano come dimostra quel tuffo a fine partita di Marc Overmars, il direttore sportivo del club olandese.

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Overmars è uno dei maggiori artefici dietro a questa vittoria: le sue scelte mirate hanno saputo portare l'Ajax ad avere un fatturato che viaggia sui 100 milioni di euro a stagione.

Una pianificazione che ha permesso alla squadra di ridurre la dipendenza dalla partecipazione alle coppe e ai diritti tv, puntando invece sugli introiti delle entrate allo stadio e sul modello delle cessioni.

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Forse per l'Ajax l'appuntamento con la storia è finito qui, all'Allianz Stadium di Torino. Ma una certezza c'è: se l'era del calcio totale è finita, quella dell'Ajax non ancora.

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