A Torino il primo progetto di cohousing per giovani LGBTQ+ in difficoltà
Un progetto di cohousing e di reinserimento sociale per persone Lgbtq+ in situazioni di difficoltà. Italiane e straniere. È stato presentato il 17 aprile nella sala Nassiriya del Senato. Si chiama To Housing ed è cominciato quattro mesi fa a Torino, è dedicato all'accoglienza di persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali in difficoltà e in condizioni di estrema vulnerabilità. Si tratta della prima esperienza di questo tipo in Italia.
«Abbiamo accolto la prima persona il 4 gennaio scorso», spiega il presidente di Quore, Alessandro Battaglia. Il progetto si rivolge a giovani tra i 18 e i 26 anni «che sono in condizioni di svantaggio e difficoltà perché magari cacciati di casa dalla famiglia una volta dichiarata la loro identità di genere, o per altre ragioni», dice ancora Battaglia. Ci sono italiani, ma anche migranti e rifugiati omosessuali, e persone transessuali e transgender.
Per il progetto sono stati messi a disposizione cinque appartamenti di proprietà ATC – Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale – non destinati alle graduatorie per le case popolari, To Housing può accogliere fino a 24 ospiti. Per il momento ce ne sono 17 e 42 sono state le richieste ricevute fino a oggi: 27 gay, 6 lesbiche e 9 trans. 31 richieste arrivano da italiani.
L'esperienza si rivolge anche a «migranti e rifugiati omosessuali, per i quali emerge chiaramente – da riscontri di operatori e istituzioni – la necessità di essere ospitati in spazi sicuri e protetti dove poter avviare il percorso di accoglienza e inserimento».
Il progetto è realizzato dall'associazione Quore con il supporto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, della regione Piemonte, del Consiglio regionale del Piemonte, della Città di Torino, di ATC e con il sostegno di varie aziende private tra cui Ikea.