Continua l'”esilio” di Mimmo Lucano. Riesame: «No al rientro a Riace»
Continua l'"esilio" per Mimmo Lucano. Il tribunale delRiesame ha rigettato il ricorso del sindaco di Riace, confermando la misura cautelare emessa nell'ambito dell'operazione «Xenia»: Lucano, quindi, non potrà tornare a vivere a Riace. Il Tribunale si è pronunciato per la seconda volta in modo negativo per Lucano, dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la prima decisione.
Non si conoscono le ragioni per cui i giudici di Reggio Calabria abbiano deciso di confermare la necessità di una distanza fisica fra il sindaco e la cittadina da lui amministrata: il borgo che da anni è considerato un modello per l'integrazione dei migranti. Per conoscere le ragioni della decisione dei magistrati bisognerà attendere le motivazioni. Lo stesso Lucano, sempre nell'ambito dell'operazione «Xenia», nei giorni scorsi a Locri è stato rinviato a giudizio assieme ad altre 26 persone.
Il giudici della Cassazione avevano valutato che Domenico Lucano non si fosse reso colpevole di reati nell'ambito dell'assegnazione di appalti diretti ad alcune cooperative per il servizio di raccolta rifiuti del comune reggino. Anche in merito a presunti matrimoni combinati dal sindaco, con lo scopo di favorire l'acquisizione della cittadinanza italiana da parte di alcune donne straniere, i magistrati avevano di fatto scagionato Lucano. Al primo cittadino, sospeso, avevano imputato soltanto di aver favorito la permanenza della compagna Lemlem in Italia.
Ci sarebbero stati, solo in quel caso, secondo i giudici, elementi di «gravità indiziaria». Ma motivati da «relazione affettiva» che intercorre tra i due. Lucano, insomma, che fino ad allora non avrebbe violato la legge, l'avrebbe fatto sì, ma per amore. Ma oggi il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria sembra aver fatto considerazioni di segno opposto.