Macron contro le scuole di élite: «Chiuderemo l’ENA»
Avrebbe dovuto annunciarlo lunedi sera, ma Macron ha annullato il suo «Discorso alla Nazione» per l’incendio a Notre Dame. Negli estratti di quella che avrebbe dovuto essere l’orazione, pubblicati dal giornale economico Les Echos, si legge che il Presidente francese ha intenzione di chiudere l’Ena, la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, che lui stesso ha frequentato 15 anni fa.
L’istituto di élite, che ammette cento studenti all’anno, è famoso per sfornare futuri presidenti e dirigenti pubblici: Macron, Hollande, Chirac, Giscard d’Estaing e molte altre figure di spicco della politica francese sono passati per la prestigiosa istituzione, rendendola una sorta di tappa obbligata per chi aspira alle più alte cariche dello Stato. Dopo il diploma, gli alunni raggiungevano automaticamente l’Ispezione generale delle Finanze, la Corte dei Conti o il Consiglio di Stato. Accusata di snobismo e nepotismo, la scuola è da anni sotto attacco e vari politici, tra cui François Fillon e Marine Le Pen, avevano già proposto di chiuderla.
Con la reputazione compromessa dal movimento dei gilet gialli che lo accusano di essere il «Presidente dei ricchi», Macron ha deciso di premere su questo tasto sensibile per l’opinione pubblica francese. Pochi giorni dopo il Grande Dibattito Nazionale, questo annuncio ha un forte valore simbolico. Il presidente ha affermato che i giovani dovrebbero essere selezionati «in funzione del loro merito e non della loro origine sociale o familiare».
«Lo Stato deve dare l’esempio» avrebbe dovuto affermare il Presidente, «Se dobbiamo creare una società in cui c’è uguaglianza di opportunità e l’eccellenza repubblicana, dobbiamo rifondare le regole della selezione, delle carriere e l’apertura della alta funzione pubblica chiudendo l’ENA e varie altre strutture». Varie figure politiche avevano negli scorsi anni invocato a gran voce questa misura, che prenderà forma nel quadro del progetto di legge sulla funzione pubblica che essere dibattuto dall’Assemblea Nazionale in maggio, tramite emendamenti.
La dichiarazione di Macron non fornisce dettagli su questa misura, ma in un’intervista con il settimanale Le Point, Sacha Houlié, la deputata del partito fondato dal Presidente, La République en Marche, «L’idea sarebbe quella di fondere le grandi scuole come l’Ena, la scuola nazionale della magistratura, le Scuole superiore delle Mines e dei Ponts e altre scuole in una grande scuola del servizio pubblico». Usciti da questa «Grande scuola», gli alunni inizierebbero poi la loro carriera «sul campo», e non sarebbero inseriti direttamente nei posti di responsabilità dei grandi organi pubblici.
L’iniziativa è stata definita da molti una tattica di comunicazione, che Macron è stato accusato di aver vinto «Il premio della demagogia». La soppressione dell’istituto rischierebbe infatti di privatizzare l’accesso alla funzione pubblica e non sarebbe altro che uno specchietto per le allodole, un escamotage per evitare di affrontare le questioni care ai gilet gialli, come la tassa sulla patrimonio.