Premier League, i giocatori boicottano i social media: «basta razzismo»
La premier league boicotta i social media. “Enough”, abbastanza, è l’hashtag lanciato dal sindacato dei calciatori inglesi, la Professional Footballers’ Association. Dopo l’ennesimo episodio di razzismo nei confronti di un giocatore di colore della liga inglese, i giocatori si sono uniti all’appello di Troy Deeney, il capitano del Watford: «Enough is Enough», «quando è troppo è troppo».
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«Venerdì manderemo un messaggio a chiunque insulti igiocatori e achiunque altro, che sia dagli spalti o online, tutto ciò non sarà più tollerato nel calcio», ha detto Deeney, che ha disabilitato i commenti sul suo profilo Instagram dopo che nell’ultimo mese ha ripetutamente ricevuto insulti razzisti. Un’inziativa promossa anche dal difensore del Tottenham Danny Rosedopo che, negli ultimi mesi, nel campionato inglese c’è statoun intensificarsi degli episodi di razzismo.
L’ultimo. in ordine di tempo, quello che ha coinvoltoil vice capitano del Manchester United, Ashley Young. Dopo l’eliminazione nei quarti di finale di Champions League per mano del Barcellona, in una partita persa 4 a 0, gli utenti su Twitter si sonoscatenaticontro il centrocampista, riempendolo di insulti a sfondo razziale. «Condanniamo completamentei commenti razzisti apparsi sui social media», ha chiarito il club in un comunicato.
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Tra le vittime della foga razzista sui social anche Danny Rose. Il difensore del Tottenham era stato pesantemente insultato durante una partita di qualificazione a Euro 2020 in Montenegro. «Non voglio che altri giocatori passino quello che ho passato io durante la mia carriera», ha dichiarato Rose. «semplicemente non siamo disposti a farci da parte mentre le autorità calcistiche e le aziende di social media non fanno niente per proteggere i giocatori da questi disgustosi abusi».
La campagna #Enough è partita venerdi 19 aprile e durerà24 ore. I giocatori sono stati incoraggiati a postare sulle loro pagine social la grafica della campagna. Il difensore dei Red Devils Chris Smalling ha aggiunto che«il tempo è giunto perché Twitter, Instagram e Facebook prendano in considerazione di controllare i loro canali e affinchési assumano la responsabilità di proteggere la salute mentale degli utenti a prescindere dall’età, la razza, il sesso o l’estrazione sociale».
Ma anche il campionato italiano non è immune da un fenomeno che sembra coinvolgere tutto il calcio europeo. La settimana scorsa, il 19enne giocatore della Juventus Moise Keane è stato vittima di cori razzisti durante la partita dei bianconeri con il Cagliari.