Venezia, la protesta dei genitori contro il prof razzista: «Diffonde odio, cacciatelo»
Insegna storia dell’arte all’istituto alberghiero. Sebastiano Sartori in passato è stato segretario regionale di Forza Nuova. Ma il problema va oltre l’attivismo politico: i genitori degli studenti dell’istituto Barbarigo di Venezia non accettano più i messaggi di odio che il professore lancia su Facebook.
Ma non solo: «Quello che Sartori esprime non è libertà di pensiero», scrivono i genitori in una lettera al giornale La Nuova Venezia, «anche in classe Sartori non risparmia esternazioni e comportamenti di chiara radice razzista».
I post che il professore pubblica su Facebook lasciano basiti: «La Costituzione? È un libro di merda, buono per pulircisi il culo». Oppure: «La senatrice Liliana Segre? Starebbe bene in un simpatico termovalorizzatore».
E ancora: «Erdogan? Avrà anche dei difetti ma rubargli qualche idea come le purghe a stampa, sindacati e polizia non sarebbe male». E la lista di frasi di questo tipo pubblicate sui social è molto lunga, ma si commentano da sole.
Sebastiano Sartori è stato già sotto processo nel 2012 per le sue posizioni xenofobe. L’anno dopo il procedimento si chiuse con l’assoluzione e l’attività di insegnamento continua. Non è la prima volta che i genitori, preoccupati per l’influenza che posizioni così estremiste possano esercitare sui ragazzi, tentano di risolvere il problema.
Scrivono nella lettera al quotidiano: «Noi crediamo nei valori della Costituzione e riteniamo che gli insulti che Sartori fa alla Costituzione stessa, al Papa e al presidente Mattarella siano fortemente lesivi dei valori educativi che ispirano le nostre famiglie e la scuola italiana».
I genitori nel passato hanno presentato un esposto all’ufficio scolastico provinciale, ma si sono rivolti anche alla polizia e alla procura di Venezia.
«Anche in classe Sartori non risparmia esternazioni e comportamenti di chiara radice razzista. I nostri ragazzi hanno paura a controbattere, perché il suo atteggiamento è aggressivo e prepotente anche con i colleghi», dicono i genitori, riprendendo le stesse accuse scritte nel loro esposto.
Rachele Scandella, preside dell’istituto Barbarigo, sentita da La Nuova Venezia, si è rifiutata di commentare l’accaduto. «Io rispondo con gli atti previsti dalla legge», ha detto.