«We are one», Da Fiorella Mannoia a Paola Turci: artisti italiani cantano con i migranti degli Sprar
«We are one». Il ricordo va subito a quel «We are the world, we are the children» cantato nel 1985 da una sfilza di artisti dal calibro di Bob Dylan, Bruce Springsteen, Lionel Richie, Michael Jackson e molti altri. Allora lo scopo era raccogliere fondi per l’Africa. Questa volta, il messaggio è per dire basta al razzismo. Dopo il decreto del ministro dell’Interno per la chiusura degli Sprarin tutta Italia, le forze politiche si sono divise sul tema della ricollocazione dei migranti. Arci Basilicata si è mossa per mandare un messaggio di inclusione. Attraverso la collaborazione di Krikka Reggae, band lucana di musica reggae, i migranti degli Sprar gestiti da Arci sono stati coinvolti in un lavoro durato due anni, tra prove, composizioni e registrazioni in sala. Nel video, come mostra Repubblica, si vede la partecipazione di artisti nostrani come Paola Turci, Claudio Bisio, Paolo Kessisoglu, Rocco Papaleo e Fiorella Mannoia, tutti uniti per mandare un messaggio: «We don’t care about your religion», non ci interessa della tua religione, «no matter where you come from», non importa da dove vieni, «we don’t care about your skin», non ci interessa della tua pelle, queste le parole cantate dai profughi ospiti degli Sprar della Basilicata.Nigeria, Pakistan Siria, tante le nazioni per un progetto e uno scopo comune. I proventi del video, realizzato con il contributo di Arci, andranno alla Mediterranea Saving Human la ong che si occupa del salvataggio di migranti.