C’è vita su Notre Dame: le api sono sopravvissute all’incendio
Sono piccole, ma dure a morire. Le api sono sopravvissute all’incendio di Notre Dame, che ha distrutto la guglia, il tetto, la volta ma non le arnie che erano posizionate sopra la sacrestia, a circa 30 metri dal soffitto.
La conferma è arrivata da Nicholas Géant, l’apicoltore che si prende cura dei tre alveari ospitati dalla cattedrale, dove vivono in tutto 200mila api. Il progetto è nato nel 2013 e ha l’obiettivo di aumentare il numero di api presenti a Parigi.
«Ho ricevuto una telefonata da Andre Finot, il portavoce di Notre Dame: sono state avvistate delle api volare dentro e fuori dagli alveari, il che significa che sono ancora vive» ha detto Géant alla CNN. «Subito dopo l’incendio ho guardato le foto dei droni e ho visto che gli alveari non erano bruciati. Sono sollevato!»
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Ogni anno – in tutto il mondo – gli apicoltori perdono, in media, il 50% delle loro colonie. Il fenomeno è noto come “sindrome di spopolamento degli alveari” ed è strettamente legato all’uso dei pesticidi e ai cambiamenti climatici.
Si tratta di un problema enorme, perché le api svolgono un lavoro fondamentale per mantenere la biodiversità in tutti gli ecosistemi. Senza le api e la loro opera di impollinazione, non esisterebbero molti fiori, le piante non riuscirebbero a riprodursi e dalla nostra dieta scomparirebbero alimenti di uso quotidiano.
Secondo l’European Food Safety Authority, «su 100 specie di colture che forniscono il 90% del fabbisogno alimentare mondiale, 70 sono impollinate dalle api».
Géant ha spiegato che il fumo non le ha uccise, ma le ha «ubriacate, facendole dormire. Grazie a Dio le fiamme non le hanno toccate. È un miracolo!».