La pubblicità della Leica fa arrabbiare la Cina
La Leica ha lanciato una pubblicità intitolata «The Hunt», la caccia. Nel video sono messe a confronto le esperienze di tre fotoreporter e la conclusione è un ringraziamento: «Questo film è dedicato a coloro che hanno prestato i loro occhi per permetterci di vedere». Una delle storie nel filmato è quella ambientata a Pechino nel 1989 e fa evidentemente riferimento agli scontri di piazza Tienanmen.
https://www.youtube.com/watch?v=qAEUafI_lyI
Un fotoreporter scatta una fotografia dalla finestra di una camera: gli autori vogliono suggerire che si tratti del momento del celebre scatto del Rivoltoso Sconosciuto, l’uomo che bloccò la strada a un carrarmato durante le proteste. Nella pubblicità, dopo lo scatto, alcuni militari cinesi cercano di impossessarsi del rullino fotografico mettendo a soqquadro la stanza del fotoreporter.
«Coloro che hanno prestato i loro occhi per permetterci di vedere». Ma non tutti sono disposti a vedere: nonostante il 3 giugno sia il trentesimo anniversario del massacro, in Cina la protesta dell’89 è ancora fortemente censurata. Prima della censura, però. sullo spot della Leica si è abbattuta la rabbia social degli utenti di Weibo, il più importante social network cinese. Le critiche sono apparse sull’account della compagnia, che ora ha disattivato i commenti. Ne erano presenti più di 42 mila, ma i commenti superstiti adesso sono una decina.
Molti commentatori hanno chiesto il boicottaggio, o di rivedere gli accordi commerciali con la Leica. L’azienda tedesca ha infatti rapporti commerciali con Huawei e presta la propria tecnologia fotografica al marchio di telefonia cinese.
Un portavoce della società tedesca si è detto dispiaciuto per chi si possa essere sentito offeso dal filmato, chiarendo però che nella pubblicità non erano presenti messaggi politici: «Leica Camera AG prende le distanze dal contenuto mostrato nel video, rammaricandosi per qualsiasi malinteso o false conclusioni che possa aver generato».
Ciononostante, le critiche su Weibo sono un’eccezione al silenzio che di solito circonda gli eventi di Piazza Tiananmen (e non a caso sono state censurate): sul Google locale, Baidu, si trovano solamente immagini della Città Proibita di Pechino; le foto dei carri armati sono quelle delle parate militari. Per Zhou Fengsuo, attivista per i diritti umani, lo spot «ha catturato lo spirito di 30 anni fa. Ero in lacrime mentre lo guardavo, cambia tutto».
Considerando quanto rapidamente sono tornati al silenzio i social cinesi e la Leica, è più facile pensare il contrario.