Può cadere il Governo per il caso Siri-Arata? Ecco gli ultimi sviluppi
Il caso Siri-Arata rischia davvero di far saltare il governo? Sì. L’ultimo importante elemento è emerso ieri, 19 aprile, con la conferma dell’assunzione a Palazzo Chigi – in carico al leghista Giorgetti – di Federico Arata, figlio dell’imprenditore indagato perché avrebbe pagato almeno una tangente di 30mila euro al sottosegretario Siri. Federico Arata è il tramite principale tra la Lega e Steve Bannon, il teorico sovranista americano legato a Trump.
C’è un passaggio chiave nell’intervista di Di Maio a Repubblica: «Nelle prossime ore chiederò a Salvini e Giorgetti un chiarimento a livello politico. Prima di arrivare a delle conclusioni devo parlare con loro, per capire se c’è un collegamento chiaro con la vicenda dell’eolico e con il fatto che Arata padre non è entrato nell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente per cui era stato candidato dalla Lega».
C’è insomma, come sospetta apertamente il vicepremier M5s, un nesso, o addirittura un risarcimento, tra l’assunzione di Federico Arata a Palazzo Chigi nel Dipartimento Economico di Giorgetti e la mancata nomina del padre – che era stato candidato ufficialmente dalla Lega – a quella potente autorità pubblica energetica?
C’è un legame con i ripetuti tentativi di modificare le leggi e le normative attraverso Siri per favorire le aziende energetiche di Arata padre (e dell’altro figlio), in società occulta con l’imprenditore Nicastri, ai domiciliari per i suoi legami con il boss Messina Denaro?
Per questo ultimo risvolto i pm di Roma hanno ascoltato il 18 aprile Vito Cozzoli, capo di gabinetto di Luigi Di Maio al Ministero per lo Sviluppo Economico, la sua vice Elena Lorenzini e il sottosegretario Davide Crippa. Tutti e tre avrebbero documentato i tentativi di Siri e spiegato i motivi della loro irricevibilità.