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I ministri della Lega diserteranno le celebrazioni del 25 aprile

21 Aprile 2019 - 15:35 Redazione
Le celebrazioni per la Festa della Liberazione dal nazi-fascismo non vedranno alcun componente leghista del governo. Governatori e sindaci della Lega, invece, dovrebbero partecipare

Non ci saranno ministri della Lega alle celebrazioni per il 25 aprile e la Festa per la Liberazione dal nazi-fascismo. Ma gli amministratori locali, quelli sì. Come ricostruisce l’agenzia Agi, Matteo Salvini ha fatto sapere che, il 25 aprile, sarà a Corleone, in Sicilia, per l’inaugurazione del locale commissariato di polizia, insieme al governatore siciliano, Nello Musumeci, e il capo della polizia, Franco Gabrielli. «È giusto ricordare i drammi storici di settanta anni fa, però, la guerra di Liberazione oggi io, da ministro dell’Interno, non la faccio ricordando il fascismo e il comunismo. La faccio combattendo la mafia nel cuore della Sicilia che ha diritto di essere liberata dalla mafia. Fortunatamente siamo in democrazia, fascismo, comunismo e nazismo non torneranno più», dice il capo della Lega.

Da sempre critico nei confronti di una ricorrenza, che, a suo giudizio, negli anni «si è tinta un po’ troppo di rosso»e invece dovrebbe tornare a essere la «festa di tutti»e non un «derby tra fascisti e comunisti». Festa della Liberazione in«famiglia», invece, per un altro ministro leghista, quello alle Politiche agricole, Gianmarco Centinaio. E non risulta nelle agende di alcun altro ministro del partito di via Bellerio una partecipazione alle celebrazioni, scrive ancora Agi.

Amministratori leghisti

Così il governo. Ma gli amministratori locali? Il discorso sul territorio, scrive ancora Agi, è diverso. I governatori e i sindaci della Lega dovrebbero partecipare alle cerimonie, in veste istituzionale. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sarà a Vittorio Veneto con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, così come il governatore lombardo Attilio Fontana dovrebbe partecipare alle celebrazioni nella ‘sua’ Varese. Stesso discorso per molti sindaci ‘ex nordisti’, finiti semmai nel mirino per aver ridottola durata dei cortei, come il primo cittadino di Gallarate, nel Varesotto, Andrea Cassani. Mentre ha fatto discutere, sempre in Lombardia, la decisione della sindaca di Lentate sul Seveso, Laura Ferrari, di cancellare le celebrazioni della Liberazione. La sindaca non è però della Lega, ma di Forza Italia, anche se sposata con il capogruppo leghista in Senato, Massimiliano Romeo.

25 aprile e Matteo Salvini

Le idee di Salvini erano già definite nel 2004, quando organizzò un 25 aprile padano. Sfruttando la sua crescente popolarità nel movimento, organizzò – scrive ancora Agi – l’apertura di quattro sezioni di Milano per discutere della Resistenza in compagnia di partigiani «che combatterono dall’altra parte»rispetto ai rossi che sfilavano in piazza. «I nuovi partigiani siamo noi», recitava lo slogan. I leghisti contestavano la sinistra non solo per le sue responsabilità storiche ma soprattutto perché si stava opponendo alle loro nuove rivendicazioni federaliste e perché predicava il dialogo con l’Islam.

Fin dal 2013 – da quando èalla guida della Lega – Matteo Salvini ‎non ha mai partecipato a manifestazioni organizzate per la Festa della Liberazione. Il 25 aprile, scandiva Salvini nel 2016, «sto coi miei figli, perché l’ipocrisia “rossa”mi infastidisce, perché la Resistenza non fu solo rossa: fu bianca, liberale, democratica, ci furono tanti parroci fatti fuori dai comunisti». E ancora: «L’occupazione ‘rossa’ di una festa che dovrebbe riguardare tutti mi dàestremamente fastidio e quindi non mi presto alla strumentalizzazione di questa ricorrenza». Due anni fa il leader della Laga ha radunato il suo popolo attorno al tema del diritto alla legittima difesa, in una sorta di contro manifestazione a Verona.

«Sono al fianco dei patrioti come Marine Le Pen, che combattono contro questa dittatura dell’Unione europea che usa la moneta al posto dei carri armati ma fa gli stessi morti», diceva Salvini dal palco di quella manifestazione.«No al derby fascisti-comunisti. Io sono idealmente nelle piazze dove si parla di libertà e liberazione, ma io voglio portarla fino in fondo». Soprattutto in Veneto, i leghisti – dice Agi – preferiscono festeggiare San Marco. Ma l’impronta anti-fascistadata da Umberto Bossi al partito che ha fondato non è stata completamente cancellata. E rimane negli annali della storia politica l’incursione del senatur, alla guida di un drappello di ‘lumbard’, al corteo del 25 aprile milanese, contestato per l’appoggio al primo governo Berlusconi, nel 1994. Poi applaudito per averlo fatto cadere, l’anno successivo. L’ex ministro e governatore Roberto Maroni ha quasi sempre partecipato alle celebrazioni a Varese.

In copertina Riccardo Antimiani/Ansa |Il vicepremier Matteo Salvini.

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