Fumetti dal futuro, Francesco Guarnaccia: «La nostra società? Un enorme adolescente»
Francesco Guarnaccia ha 25 anni e ha iniziato a disegnare fumetti al liceo. Ha deciso di impegnarsi per trasformare l'hobby nella sua professione: «Nel momento in cui ti ritrovi con questa maledizione – fare fumetti perché la tua psiche te lo richiede – cominci a pensare: se questa cosa diventasse il mio lavoro, sarebbe perfetto».
Per Francesco ogni persona al mondo ha bisogno di raccontare e ascoltare storie. Lui ha iniziato a farlo presto e proficuamente, pubblicando – tra i molti lavori – From Here To Eternity con il collettivo Mammaiuto, la storia in loop Per Sempre Altrove/Altrove Per Sempre con Lorenzo Ghetti, Iperurania con Bao Publishing. Le sue illustrazioni sono finite sui magazine di Internazionale, i diari della Smemoranda e i libri della Rizzoli.
Francesco Guarnaccia | Per Sempre Altrove/Altrove Per Sempre
«Il fil rouge che lega ogni mio lavoro è la realizzazione che la narrazione costituisce un bisogno primario per le persone, al pari di mangiare e dormire. Abbiamo bisogno di fruire e produrre narrazioni in continuazione, anche in maniera inconsapevole». Scrivere fumetti è sempre la risposta a un bisogno emotivo: «Ho capito perché avevo scritto From Here to Eternity, il mio primo fumetto, anni dopo averlo finito, guardando l’ultima tavola che ho incorniciato».
Francesco Guarnaccia | From Here To Eternity
Francesco non è più un fumettista esordiente: tra il 2015 e il 2017 ha vinto la menzione speciale della giuria al premio Gran Guinigi, il premio “Nuove Strade”, il Micheluzzi del Napoli Comicon e il premio Bartali come miglior promessa del fumetto italiano.
Il passaggio al mondo adulto è un tema strettamente personale, riflesso nelle sue opere. «A un certo punto ti accorgi che tradurre le fantasie in realtà richiede uno sforzo immane. Bisogna fare delle scelte e delle rinunce e questo è terrorizzante. Ma lo possiamo dire, ne possiamo ridere e va benissimo così».
Francesco Guarnaccia | Iperurania
Per Open Francesco ha immaginato due nonni freelance che hanno rubato il joystick della Playstation al nipote, in un quadro familiare un po’ invertito: «Non credo che diventiamo adulti. Ci ritroviamo in un corpo più alto e più vecchio, ma rimaniamo gli stessi: la società di oggi ce lo permette. Spero che questo porti però a un modo diverso di intendere i ruoli familiari e la sociabilità».