Conte convoca Siri (ma senza data). Di Maio vede la mediazione, ma Salvini rilancia: «Noi antimafia»
«Chi associa la Lega alla mafia si sciacqui la bocca». Prima le indagini, poi le polemiche, poi ancora le richieste di dimissioni e lo scontro con i Cinque Stelle. Per adesso, il caso Siri non ha ancora portato alla rottura dell’alleanza tra Salvini e Di Maio, un accordo che però sta ricevendo una spallata dopo l’altra.
L’ultima è arrivata questa mattina, 24 aprile, con una conferenza stampa del ministro dell’Interno dal Viminale. Il vicepremier ha risposto a chi ha accostato la Lega alla mafia: «Darei la mia vita per combatterla». Le voci che si sono alzate sulla questione Armando Siri non sono solo quelle degli avversari politici, ma anche degli alleati.
Il Movimento 5 Stelle ha chiarito quali sono le sue posizioni. Il 23 aprile sul Blog delle Stelle è stato pubblicato un articolo dal titolo Quattro domande alla Lega sul caso Siri dove venivano chieste ufficialmente le dimissioni del sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture. I Cinque Stelle spiegavano che un politico non può nascondersi dietro la presunzione di innocenza di fronte a un reato di corruzione, soprattutto quando «dalla stessa inchiesta emergono legami con la mafia».
Beppe Grillo ha scritto una lettera pubblicata sulle pagine del Fatto Quotidiano, sempre il 24 aprile. Il nucleo del suo intervento riguardava la foto di Salvini con un mitra pubblicata da Luca Morisi, l’uomo che ha pianificato la propaganda social del leader della Lega. Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha criticato Salvini proprio sulla mancanza di attenzione verso il fenomeno mafioso
Il garzone social-mediatico sa che il suo soggetto vive un forte senso di inadeguatezza: uno che diventa ministro dell’Interno in Italia – regno della criminalità organizzata – ma parla solo di immigrati, ovviamente ha paura delle vere sfide che il ruolo gli porta a competenza. In questo particolare aspetto ha dalla sua quasi tutto il popolo italiano, abituato a fingere di non sapere che Mafia, Camorra e ’Ndrangheta esistono anche se il ministro dell’Interno non ne parla
Nonostante le parole di Salvini, le posizioni degli alleati di governo non cambiano, come spiega, stemperando, il capo politico Luigi Di Maio: «Se la Lega non c’entra niente con queste accuse, dimostri la propria estraneità dai fatti allontanando Siri dal governo, perché altrimenti io comincio a preoccuparmi a vedere Salvini e la Lega difendere a spada tratta Armando Siri».
Altro nodo è la posizione di Giuseppe Conte su tutta questa vicenda. Per adesso il premier non si è mosso. Salvini ha dichiarato che il primo ministro non ha chiesto le dimissioni di Siri. Secondo fonte interne di Palazzo Chigi il presidente del Consiglio incontrerà Siri prima della partenza e dopo il ritorno del suo viaggio in Cina. Solo al termine di questi incontri deciderà cosa fare.