Mafia, chiesti 12 anni di carcere per il “re dell’eolico” Vito Nicastri
Dodici anni di carcere. È la pena chiesta per Vito Nicastri dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Palermo Gianluca De Leo. Il reato contestato all’imprenditore, noto come il “re dell’eolico”, è di concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.
Nicastri risulta coinvolto nell’inchiesta della procura di Palermo su un giro di tangenti alla Regione Sicilia che ha per protagonista Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia, vicino alla Lega di Salvini. L’inchiesta riguarda anche il sottosegretario della Lega Armando Siri, fedelissimo del ministro dell’Interno, accusato di corruzione.
Già lo scorso anno Vito Nicastri era stato arrestato perché, stando all’accusa dei pm, avrebbe finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. In quella circostanza, al re dell’eolico vennero concessi i domiciliari ma sembra che l’imprenditore da casa riuscisse a comunicare col mondo esterno e dunque continuasse a delinquere e fare affari violando i divieti di comunicazione imposti dal giudice.
Una circostanza, emersa proprio nel corso delle indagini sulle mazzette alla Regione, che ha spinto la Procura a chiedere per l’imprenditore il ripristino della custodia cautelare in carcere. Oltre a Paolo Arata, l’inchiesta coinvolge altri dirigenti regionali. Le indagini hanno evidenziato la presenza di diverse tangenti che sarebbero state pagate per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili.
Insieme all’imprenditore siciliano sono finiti davanti al giudice per l’udienza preliminare suo fratello Roberto – per il quale oggi sono stati chiesti 10 anni di carcere -, e altri tre imputati accusati di associazione mafiosa: Melchiorre Leone, Girolamo Scannariato e Giuseppe Bellitti, per i quali sono stati chiesti dai 10 ai 12 anni.
ANSA | Vito Nicastri