Polizzi, strada chiusa per frana da 13 anni. Il sindaco la fa rimuovere gratis, ma viene denunciato
«Questa strada è chiusa da 13 anni. Così si uccide un popolo, e noi vogliamo vivere». Lo hanno chiamato il “sindaco fai da te”, Giuseppe Lo Verde, il primo cittadino di Polizzi Generosa (Palermo). Questo perché in pochi giorni ha liberato una strada chiusa per frana da 13 anni e dalla quale dipende il futuro di oltre 3mila persone. Ora, però, sul suo operato volontario pesa una denuncia.
A sporgerla è stato un funzionario dell’ex Provincia, l’ente che avrebbe dovuto svolgere i lavori anni fa. Secondo il sindaco, si tratta di un’intimidazione, mentre il capo di Gabinetto della Provincia, Marianna Mirto, ha fatto sapere di non aver ricevuto nessuna segnalazione dei lavori in corso.
«I nostri funzionari hanno fatto un sopralluogo rilevando che questi lavori non hanno eliminato la condizione di pericolo determinata dal rischio frane», ha detto Mirto. «Poiché qualcuno ha rimosso la relativa segnaletica di pericolo, non si poteva non segnalare la situazione alle Autorità».
La vicenda
Polizzi è un piccolo borgo a 920 metri d’altezza, incastonato nel parco delle Madonie nel palermitano e poco distante dal Vallone degli Angeli, una riserva naturale che ospita gli ultimi 35 esemplari dell’Abies nebrodensis, l’abete bianco siciliano. Dal 2006 la strada che collega il Comune alla vicina Piano Battaglia (e a tutte le attrazioni naturali) è interrotta a causa di una piccola frana.
Al telefono con Open, il sindaco Lo Verde non aveva nascosto la sua frustrazione: «Quella strada non è mai stata riaperta nonostante tutti gli incontri e le promesse. Allora negli ultimi tempi abbiamo deciso di trasferire il mio ufficio in una tenda proprio nella zona dove c’è stato il crollo. Abbiamo passato giorni lì, in mezzo alla neve. Abbiamo iniziato a sollecitare gli organi interessati e alla fine siamo riusciti a organizzarci da noi».
ANSA | La strada di Polizzi Generosa dissestata dopo la frana del 200
La città metropolitana di Palermo – dice Lo Verde – non ha mai risposto alle sollecitazioni, né la Regione ha mai fatto partire quel milione e mezzo stanziato per i lavori. Dopo più di dieci anni di isolamento, alcune ditte locali coordinate dalla giunta hanno deciso di muoversi in maniera volontaria.
«Da 13 anni siamo tagliati fuori da tutte le attrazioni turistiche che da sempre hanno caratterizzato la nostra economia, come lo sci o i percorsi in mountain bike», ha spiegato Lo Verde. «I commercianti, i baristi, i meccanici non lavorano più. La situazione è gravissima».
«La Sicilia deve mobilitarsi contro il senso di impotenza»
«Noi avevamo iniziato un iter burocratico preciso. Ma è infinito, mi creda, infinito». Non è difficile fidarsi delle parole del sindaco. La Sicilia, come tutto il Mezzogiorno, conta svariati cantieri congelati o mai partiti per via di fondi Regioni mai sbloccati. «I mesi passano, corrono. Le cose rimangono così, ferme. Il senso di impotenza è pesantissimo», dice Lo Verde.
«Dicono che siamo a rischio frana. Bene: quest’inverno c’è stato il terremoto e qui non si è mosso nemmeno un sasso. Va bene mettere segnali di pericolo, dei semafori temporanei per prudenza, ma nel frattempo non possiamo restare così. Al nord non chiudono le strade per 13 anni solo perché una volta è caduta una piccola roccia».
«Una battaglia per la dignità»
Le parole del sindaco dimostrano che la battaglia ha un respiro molto più ampio: «Questa è una battaglia di civiltà e dignità», aveva detto Lo Verde. «Così tu uccidi un popolo. Questi sono territori soggetti allo spopolamento: da queste parti gli anziani muoiono e non nasce nessuno. Ma questa è la nostra terra, siamo nati qui e ci siamo affezionati. Noi ci vogliamo vivere da cittadini, non vogliamo diventare delle tribù».
L’intervento della ditta è stato un sollievo per tutti i residenti. Un evento che il sindaco definisce «straordinario». «Quello che siamo riusciti a tirare su, tutto a livello di volontariato, è una cosa eccezionale».Finiti i lavori, Lo Verde ha invitato i cittadini, la giunta e i dipendenti della ditta che ha eseguito i lavori a vedersi in centro per mangiare e passare qualche ora insieme.
«Questa – spiega – non è solo una strada. È il simbolo di una società unita e di una comunità che vuole continuare a vivere. E anche questa storia è di per sé un simbolo: il simbolo di un’Italia che paga lo scotto dell’inerzia a prezzo altissimo».