Rendere popolare il metodo scientifico: il Cern lo sta facendo bene
L’8 aprile scorso il Cern ha svelato il suo progetto di divulgazione scientifica e sensibilizzazione alla corretta informazione, si chiama Science gateway. Non si tratta di una iniziativa virtuale, avrà una sede ben precisa progettata dall’architetto Renzo Piano, con finanziamenti provenienti prevalentemente dalla Fondazione Fca.
Parliamo quindi di una struttura architettonica vera e propria il cui cantiere partirà nel 2020 ultimando i lavori entro il 2022. Questo «quartier generale» della divulgazione si prefigge un compito importante, quello di riavvicinare le persone all’impresa scientifica, in particolar modo quella dei fisici impiegati negli acceleratori di particelle. Non si tratterà quindi di aree adibite a museo, ma di «spazi espositivi di ispirazione», con laboratori dove permettere a tutti di eseguire degli esperimenti pratici, per bambini e adulti.
Le mostre includeranno anche gli acceleratori, gli esperimenti e l’informatica del CERN, il modo in cui gli scienziati li usano nell’esplorazione e le tecnologie del CERN a vantaggio della società.
Come rendere popolare il metodo scientifico
Possiamo spiegare il metodo scientifico in mille modi, ma solo toccando con mano la sperimentazione può essere compreso pienamente, scatenando nelle persone una catena di altri effetti collegati tra loro, in grado di farne dei cittadini migliori: sviluppo di un pensiero critico, capire cosa vuol dire basarsi su delle evidenze nell’interpretare un evento, acquisire insomma quel che più comunemente chiamiamo «buon senso».
Un’opinione pubblica in grado di capire perché non ha senso chiedersi «a cosa serve accelerare particelle o lanciare missioni spaziali», non lasciandosi abbindolare da «ricercatori indipendenti» vari, può creare una serie di effetti positivi anche a livello economico, ragione per cui non deve essere stato difficile per il Cern raccogliere 79 milioni di franchi svizzeri, tutti in donazioni. Di questi, 45 sono stati elargiti dalla Fondazione Fca, che si occuperà anche di dare supporto alle varie fasi di costruzione.
Una struttura a prova di cambiamenti climatici
La struttura sarà costruitadavanti all’ingresso principale del Cern e si svilupperà in un complesso di ponti e sale. Su tutto domineranno due veri e propri tunnel. Sarà alimentata da quasi cinquemila metri quadri di pannelli fotovoltaici. Avrà ancheun impianto geotermico in grado di fornire calore ad un auditorium che potrà contenere 900 persone.
Le nuove generazioni sembrano già molto più aperte rispetto alle precedenti ad un impegno più concreto per far fronte ai cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale, in questo il Cern si tiene decisamente al passo, concependo una struttura retta da fonti rinnovabili. Ma il progresso non è minacciato soltanto dalle emissioni di gas serra che continuiamo a produrre, una delle sfide più grandi sarà anche quella di aprirsi alla gente, rendendo la Scienza realmente un patrimonio culturale condiviso.
Tutti noi partecipiamo all’impresa scientifica
Oggi più che mai è evidente che non possiamo dare per scontato il progresso scientifico. Un sempre maggiore allontanamento degli scienziati dalla gente comune è tra i principali fattori che hanno portato, da un vero e proprio analfabetismo scientifico, al proliferare di tesi di complotto che rischiano di rendere i cittadini facilmente manipolabili, specialmente quando si tratta di andare a votare.
Se vi sembra esagerato guardate in che modo nel web troll e bot possono utilizzare le tesi no-vax, per radicalizzare il dibattito politico. Fino a quando la comunità scientifica verrà percepita come una cerchia elitaria isolata dal resto del Mondo, anche i prodotti della ricerca tenderanno a essere visti con diffidenza, mentre ogni principio scientifico potrà essere confuso coi dogmi della religione o dell’ideologia.
Riuscire a far sentire partecipi dell’impresa scientifica le persone di ogni età sarà il nostro passaporto verso il futuro, rendendo più comprensibili campagne importanti come quelle per ridurre le nostre emissioni, gli scienziati da soli non bastano.