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Alla Maratona di Trieste possono partecipare atleti africani

27 Aprile 2019 - 13:47 David Puente
Secondo alcune testate giornalistiche al «Trieste Running Festival» sarebbe stata vietata l'iscrizione alla Maratona per gli atleti africani, ma la realtà è un'altra

Dal 2 al 5 maggio 2019 si terrà presso ilcapoluogo della regione Friuli Venezia Giulia il«Trieste Running Festival», una serie di maratone per giovanissimi, amatori e professionisti divisi nelle rispettive categorie di gara. A far discutere è stato l'annuncio che alla competizione non potranno partecipare atleti africani dando l'esclusiva ai soli atleti europei, scatenando la protesta che ha portato ad accusare gli organizzatori di essere razzisti. Molti sono i dubbi su quanto è stato deciso a Trieste, anche il gruppo comico Macete, dal nome del programa televisivo locale e testimonial del Festival, hanno espresso dalla propria pagina Facebook il loro sconcerto:

Alla Maratona di Trieste possono partecipare atleti africani foto 1

«Per riassumer: xe un gran casin, spetemo de saver qualcossa, ve tenimo aggiornadi», scrivono alla fine del post i membri del team Furian e Maxino. La confusione viene alimentata anche dai media locali come TriestePrima che intitolano«Trieste Running Festival: atleti africani fuori dalla mezza maratona», ma anche da quelli nazionali come Fanpage con«Alla Maratona di Trieste iscrizione vietata agli atleti africani» e Repubblica con«Maratona vietata agli atleti africani. Polemica a Trieste». In realtà possono iscriversi e partecipare, vi spieghiamo cosa è successo.

In realtà qualunque atleta, anche africano, può iscriversi a tutte le gare previste dal Festival. La questione nasce dal fatto che gli organizzatori vorrebbero contrastare «i manager sfruttatori» che fanno gareggiare i propri atleti senza poi pagarli adeguatamente o addirittura lasciandoli «in mutande». Fabio Carini, presidente del comitato organizzatore, ha rilasciato una dichiarazioneai microfoni del TGR del Friuli Venezia Giulia che ci fa comprendere di cosa stiamo parlando:«Ecco perché, fino a che non cambierà lo stato delle cose,noi inviteremo soltanto atleti europei».

Si tratta proprio di inviti, e non propriamente di iscrizioni alla Maratona. Qualunque atleta, europeo o africano o sudamericano che sia, può iscriversi alla Maratona e competere per i premi previsti -600, 400 e 200 euro per i primi tre arrivati, come dichiarato a Open dagli organizzatori – mentre per dare un segnale forte si è deciso di non invitare atleti africani che diano«spessore» alla manifestazione. Abbiamo contattato Fabio Carini al telefono, che ci ha spiegato le motivazioni e gli obiettivi di questa loro scelta.

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Sergio Lautizer|Uno degli atleti dell'edizione 2017 mentre giunge al traguardo

Gli atleti professionisti hanno un valore di mercato e per invitarli a partecipare a un evento come quello triestino vanno pagati adeguatamente. Secondo Fabio Carini, succede che a parità di prestazioni«un atleta che corre in un ora e un minuto una mezza maratona se africano vale 1, se è europeo vale 5», un elemento che porterebbe ad abbassare il valore del mercato per gli atleti europei e una disparità di trattamento nei confronti di quelli africani. Questo è uno dei punti che l'iniziativa della manifestazione, contestata dai media e dalla politica, vorrebbe far affrontare.

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Giada Genzo|Uno degli atleti dell'edizione del 2017

Sempre a Open, Fabio Carini racconta il secondo punto. Due anni fa un atleta africano si era ritrovato a Trieste senza soldi e senza il biglietto del treno per tornare a casa, nonostante fosse giunto sul podio e il manager imposeall'organizzazione di ricevere il pagamento del premio senza passare su un conto corrente dell'atleta, di cui era addirittura sfornito. Quel giorno furono gli organizzatori a pagare il biglietto all'atleta, un compito che aspettava al suo manager.

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Il post Facebook di Fabio Carini

Arriviamo al terzo punto. Perché c'è stata questa scelta, provocatoria, invece di fornire un modello che sia da esempio per contrastare il fenomeno? Anche perché risulta comunque difficile comprendere se un manager è in buona fede oppure no, che l'atleta sia africano o europeo.Secondo Fabio Carini per parlare di un problema bisogna fare rumore riuscendo a«scoperchiare il vaso di Pandora», come scrive nel suo post Facebook, mentre per l'edizione dell'anno prossimo si impegneranno a proporre un modellosperando che qualcun altro li anticipi. Per contrastare il fenomeno, secondo Fabio e gli organizzatori del Festival di Trieste, bisognerebbe stabilire un modo ben chiaro di come gli atleti giungono in Italia e come vengono pagati, facendo in modo che ci sia un tariffario chiaro dove gli atleti vengono pagati adeguatamente e trattati in egual modosenza distinzione della loro origine, che siano africani o europei. Le spiegazioni date da Fabio le potevamo intuire grazie anche alle dichiarazioni da lui riportate e pubblicatenella pagina Facebook del Festival il 26 aprile 2019 alle ore 15:17:

Per ribadire che non c'è un divieto di iscrizione, basta leggere il regolamento pubblicato sul sito internet del Festivalal punto 2 intitolato «Requisiti di partecipazione atleti non tesserati in Italia»:

Possono partecipare:

a) atleti italiani/e e stranieri/e non tesserati/e in Italia, limitatamente alle persone da 18 anni in poi (millesimo d’età) compiuti alla data della manifestazione, in possesso di uno dei seguenti requisiti:

  • Atleti/e con tessera di club affiliati a Federazioni Estere di Atletica Leggera riconosciute dalla Iaaf. All’atto dell’iscrizione dovranno in alternativa presentare:l’autocertificazione di possesso della tessera riconosciuta dalla Iaaf. L’autocertificazione andrà poi, comunque, firmata in originale al momento del ritiro del pettorale.

b)Atleti/e in possesso di Runcard (valevole come assicurazione sportiva e permesso a competere), limitatamente alle persone da 20 anni in poi alla data della manifestazione; la partecipazione è comunque subordinata, oltre che al possesso della “RUNCARD”,:

a) o alla presentazione di un certificato medico di idoneità agonistica specifica per l’atletica leggera, in corso di validità, che dovrà essere esibito agli organizzatori in originale e conservato, in copia, agli atti della Società organizzatrice di ciascuna manifestazione. Il certificato medico per gli stranieri non residenti può essere emesso nel proprio paese, ma devono essere stati effettuati gli stessi esami previsti dalla normativa italiana: a) visita medica;b) esame completo delle urine; c) elettrocardiogramma a riposo e dopo sforzo; d) spirografia.

b) o alla verifica da parte dell’organizzatore della validità di un certificato medico di idoneità agonistica specifica per l’atletica leggera attraverso il database Runcard.

c) o alla verifica da parte dell’organizzatore della validità di un certificato medico di idoneità agonistica specifica per l’atletica leggera attraverso l’app scaricata su qualsiasi mezzo elettronico.

In nessuna parte del regolamento vengono citati atleti africani o qualunque riferimento al continente africano. Confrontandolo con il regolamento dell'edizione 2018, le richieste per gli atleti stranieri sono praticamente le stesse.

Questa scelta dell'organizzazione viene comunque criticata, del resto ne sono consapevoli. Paolo Menis, consigliere comunale del M5S a Trieste, aveva contattato lo stesso Fabio Carini per poi scrivere questo post Facebook:

E' da qualche ora che rifletto su questa notizia e prima di scrivere ho voluto sentire al telefono Fabio Carini, persona che ho avuto il piacere di conoscere 3 anni fa durante la campagna elettorale per le elezioni comunali.

Per prima cosa va precisato che l'iscrizione alla gara non è preclusa a nessuno, a differenza di quanto ha riportato qualche giornale online nazionale. Il problema sollevato da Fabio (quello dello sfruttamento dei corridori africani da parte di manager senza scrupoli) esiste ed è relativo ai cosiddetti top runner, corridori che vengono pagati per partecipare alle gare.

Problema vero ma la linea scelta per affrontarlo è sbagliata.

Spero che Fabio e la sua organizzazione ci ripensino e che abbiano il coraggio di dare un segnale vero, forte e non discriminatorio; che scelgano per esempio di non pagare nessun top runner (europeo, asiatico, africano, americano) come ha fatto lo scorso anno l'organizzatore della mezza maratona di Lucca oppure di mettere in palio dei premi in denaro da consegnare direttamente nelle mani dei corridori primi classificati

Alla Maratona di Trieste possono partecipare atleti africani foto 5

Non è la prima volta che accade una cosa del genere, Paolo Menis ricorda bene. In un articolo di Butac del 2018 viene riportato l'episodio di Lucca dove si sosteneva l'esistenza di un divieto di iscrizione degli atleti africani, mentre si era deciso di escludere tutti i«top runner». Scelte diverse da quelle di Trieste, ma di fatto in entrambi i casi nessun divieto di iscrizione a seconda del colore della propria pelle o origine etnica.

Conclusioni

Secondo quanto accertato:

  • ritenere che l'iscrizione alla Maratona sia vietata agli atleti africani è una falsità;
  • non si tratta di una scelta razzista da parte dell'organizzazione contro gli atleti provenienti dall'africa, altrimenti avrebbero vietato anche atleti dalla pelle nera provenienti da altri continenti;
  • l'organizzazione ha deciso di non invitare atleti africani per contestare il fatto che sono sottopagati e sfruttati da alcuni manager senza scrupoli;
  • l'organizzazione è consapevole del rumore generato dalla loro scelta, era un loro obiettivo, ma è stata travisata sostenendo che ci sia stato un divieto di iscrizione;

AGGIORNAMENTO

Attraverso un comunicato pubblicato in un post Facebook alle ore 20:51, l'organizzazione ha deciso di invitare anche gli atleti africani:

TRIESTE RUNNING FESTIVAL APRE A INGAGGIO ETICO TOP RUNNER AFRICANI

Carini: “Grazie a Governo per avere riconosciuto problema discriminazione”

Fabio Carini, presidente di Apd Miramar che è la società sportiva dilettantistica organizzatrice del Trieste Running Festival, interviene relativamente alle polemiche suscitata dalla decisione di non ingaggiare top runner africani attraverso i loro rappresentanti in Italia per la Trieste 24 Half Marathon in programma il prossimo 5 maggio,

“Ho sollevato un problema che esiste – afferma Carini – e che per ipocrisia viene spesso ignorato dagli organizzatori di eventi di running: lo sfruttamento di atleti africani da parte di procuratori che si arricchiscono alle loro spalle”.

“Riconosco che avremmo dovuto sollevare il problema in tempi e modi diversi ed è quello che faremo. Sono dispiaciuto per le reazioni che questa scelta ha sollevato, mi scuso con coloro che si sono onestamente sentiti offesi ma certamente non condivido le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte”.

“Per questo voglio annunciare che, dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani, come abbiamo fatto con quelli europei, lavorando con quei procuratori che siano in grado di garantire e certificare un comportamento trasparente e tracciabile”.

“La mezza maratona di Trieste – prosegue Carini – è aperta a chiunque, e comprendo che non è attraverso l’esclusione che la questione da me sollevata possa essere degnamente affrontata. Certamente continuerò la mia battaglia contro uno sfruttamento che ritengo inaccettabile e scandaloso e ringrazio gli esponenti di Governo che hanno voluto riconoscere l’esistenza del tema”.

In precedenza l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) aveva pubblicato un articolo che criticava l'iniziativa dell'organizzazione triestina, comprendendo fin da subito che il problema era l'invito degli atleti professionisti, che potevano comunque partecipare così come qualunque altro atleta africano:

A tale riguardo, se anche il fine proclamato fosse legittimo (la lotta all’asserito sfruttamento degli atleti africani da parte delle agenzie), i mezzi con i quali verrebbe perseguito (l’esclusione tout court degli atleti africani dalle gare) sarebbero incongrui e sproporzionati. E’ di tutta evidenza, infatti, che se vi sono situazioni di sfruttamento queste vanno superate intervenendo a sostegno degli atleti sfruttati e non precludendo loro la partecipazione a gare che, oltre a essere espressione del diritto di libertà che presiede anche all’attività sportiva, rappresentano una occasione per emergere e superare la situazione di sfruttamento che gli organizzatori dichiarano di voler contrastare.

ASGI sottolinea che tale comportamento«rischia di rafforzare atteggiamenti di esclusione e pregiudizio razziale sempre più diffusi socialmente nel nostro Paese».

AncheMartino Ghielmi, fondatore del network Vadoinafrica.com ed esperto riguardo gli atleti africani alle maratone internazionali, in un lungo post su Facebook. Sul presunto divieto spiega:

1. VIETATA: prima di parlare a sproposito occorre conoscere come funziona il settore. Nessun professionista, e gli africani in questione lo sono tutti, partecipa a una gara per il piacere di farlo. E neanche solo per i premi in palio.

Visto che è il loro (duro) lavoro si tratta di portare a casa la pagnotta, composta di norma da premio (variabile, in funzione del piazzamento e/o tempo) + ingaggio (fisso, negoziato precedentemente in base al palmares dell'atleta).

Non si diventa ricchi come nel calcio ma, soprattutto se si vive in Kenya o in Etiopia, si può cambiare vita guadagnando in pochi anni l'equivalente di centinaia di contadini di sussistenza.

Secondo Ghielmi il problema sono i soldi, ma degli organizzatori della Maratona:

Il budget della maratona di Trieste, come gran parte delle manifestazioni italiane, è risicato e in continuo calo. Hanno quindi deciso di non ingaggiare nessun etiope/kenyano (di seconda fascia) disponibile in Italia.

Sulla questione razzismo scrive:

2. RAZZISMO: finchè si cercherà di usare questo termine come una clava da menare a tutti i costi e più in fretta possibile in testa all'avversario politico non si andrà lontani.

Il razzismo esiste ed è un cancro tanto presente in Italia come nel resto del mondo. Ma non si combatte con i proclami a caso, bensì con fatti concreti. Peraltro è sempre prezioso dimostrare come "chiudersi nello sgabuzzino" della xenofobia sia dannoso in primo luogo per chi fa queste scelte.

Nell'ormai lontano 1997 Philip Rugut (kenyano) vinceva in 1:00'06" la Mezza di Trieste: migliore prestazione stagionale MONDIALE.

Andate a vedere in che tempo correranno quest'anno e confrontatelo con la lista stagionale mondiale. E vi farete un'idea del piano declinante su cui sta scivolando l'Italia…

NB: un qualsiasi africano (kenyano, marocchino o senegalese che sia) che voglia iscriversi alla Mezza di Trieste è ovviamente libero di farlo, se in regola con il tesseramento. Ovviamente chi corre per vincere non lo farà perchè il gioco non vale la candela (quest'anno addirittura NON ci sono premi in denaro!)

In merito allo sfruttamento lo stessoGhielmiprende di miracerti procuratori:

3. SFRUTTAMENTO: che il settore non brilli per limpidezza è un dato di fatto. Una sorta di oligopolio in cui pochi procuratori si spartiscono un (magro) bottino combinando le gare e/o spremendo gli atleti considerati macchine/animali e non persone.

Ma il termine è usato spesso e volentieri a caso, in particolare in riferimento all'Africa, e questo caso non fa eccezione.

Un atleta africano che arriva a correre all'estero ha dietro di sè decine di persone (familiari, amici, atleti già di successo) che l'hanno sostenuto per anni e anni di allenamento senza reddito.

Avete capito bene, anni (di solito oltre 5) in cui ha corso mattino e sera (o anche tre volte al giorno) senza guadagnare un centesimo.

Dunque gli stessi atleti sono i primi a voler massimizzare a tutti i costi il loro tour europeo, accettando di correre per poche centinaia di euro in mancanza di altro.

Anche per Ghielmi l'iniziativa triestina è sbagliata per combattere il fenomeno:

Per combatterlo non servono proclami di questo tipo ma una seria selezione dei procuratori/squadre con cui si sceglie di lavorare (non sono tutti uguali), presentazione precisa degli atleti che hanno un nome, un cognome, una storia (non si può sentire "il kenyano di turno"), ecc.

Si può portarli nelle scuole, ad allenarsi con gli amatori, a incontrare la cittadinanza per costruire legami bidirezionali tra territori e persone.

Ovviamente non invitarli con il pretesto dello sfruttamento ha il sapore della farsa tragicomica. Ma tant'è.

Conclude con due consigli finali:

A. PER GLI ORGANIZZATORI: se avete le pezze al culo è meglio organizzare la sagra della salsiccia che una gara internazionale.

B. PER IL PD: quando capirete che questo stile di opposizione al "razzismo" non porta a nulla sarà tardi. Ma, quasi certamente, vi sarete purtroppo estinti.

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Facebook|A destra Martino Ghielmi, a sinistraThomas James Lokomwa, vincitore delle Stramilano 2014 e 2015 e di Kenya EXPO Run

Anche secondoGianni Demadonna, manager nel mondo dell'atletica da trent'anni intervistato da Open, cita la questione denaro:

Carini parla di sfruttamento, ma il vero sfruttamento è fare delle gare in cui al primo classificato spetta un premio di soli 400-500 euro. Sarebbe meglio non farle queste gare perché è chiaro che un atleta africano gestito da un manager di piccolo cabotaggio non vada a casa con tanti soldi in tasca perché stiamo parlando di competizioni di quarta o quinta categoria.

In merito ai manager, Demadonna riporta che «esistono degli albi con liste di manager, se si vuole colpire i furbi basterebbe fare nomi e cognomi. Mi sento profondamente offeso da chi afferma che tutti i manager sfruttino atleti africani e che quindi vadano tutti puniti».

Per le considerazioni personali dell'autore di questo articolo potete leggere qui o qui.

Maratona Trieste, gli organizzatori fanno marcia indietro: «Inviteremo anche atleti africani»

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