Conte al presidente egiziano: «Su Regeni nessun passo avanti. L’Italia non avrà pace fino a quando non avrà la verità»
Il premier italiano Giuseppe Conte ha incontrato a Pechino il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. Conteha affermato che il casoRegeni «Èstata una delle cose più importanti di cui abbiamo parlato.C'è insoddisfazione perché a distanza di tempo non c'è ancora nessun concreto passo avanti che ci lasci intravedere un accertamento dei fatti plausibile».
I genitori del ricercatore italiano – ucciso al Cairo trafine gennaio e inizio febbraio 2016 -hanno scritto una lettera a Conte, pubblicata suRepubblica, chiedendogli«Di essere determinato ed incisivo con il Presidente egiziano, di andare oltre ai consueti proclami e promesse, di ricordargli che la procura romana ha già inserito cinque persone nel registro degli indagati, in base alle indagini effettuate superando gli enormi ostacoli posti da parte degli stessi egiziani; è giunto il momento di ricevere una risposta concreta, vera e definitiva».
Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco si trovano infatti davanti ad un vicolo cieco. Hanno individuato cinque nomi, cinque tra agenti dei servizi segreti e della polizia egiziana che sono sospettati di aver avuto un ruolo nel rapimento – e quindi nella morte di Giulio Regeni – ma non possono procedere contro di loro. Perché l’Egitto è uno stato sovrano e la procura del Cairo si è tirata indietro.
Conte afferma che Al Sisi gli ha assicurato che le indagini della magistratura egiziana continuano,ma precisa: «Non abbiamo strumenti per ottenere una verità giudiziaria: anche la nostra magistratura ha avviato una inchiesta che però da quanto ho capito non ha ancora portato a risultati. Non abbiamo strumenti reali e concreti per poter intervenire e sostituirci alla magistratura egiziana».
Il primo ministro, che si è detto «turbato» dalla lettera dei genitori del ragazzo, ha fatto capire di aver colto il loro messaggio e ha dichiarato che«L'Italia non può avere pace fino a quando non avrà la verità, non verremo mai meno a questo impegno: arrivare a una verità giudiziaria che sia plausibile e che abbia risconti oggettivi e inoppugnabili».
Il premier ha però anche fatto capire che il suo potere sulla faccenda è limitato: «Sono diversi anni che tentiamo varie iniziative. Il modo più efficace per me per un risultato è spendere la mia influenza con il governo egiziano, io parlo con Al Sisi non con la magistratura. Continuerò su questa strada, non mi fermerò fino a quando non avrò una verità plausibile».