Le briciole. La vergogna che sta dietro l’insulsa guerra rider-vip
Ogni tanto dai piani alti della società ci si accorge che esistono dei nuovi poveri, dei nuovi lavori, dei nuovi disagi. E si reagisce col classico doppio pedale, compassione e rigore. Succede oggi coi rider, è successo nel decennio passato con i call center.
Il risultato è che si fanno solo danni, invariabilmente. La prima spinta forte e massiccia di giovani, soprattutto laureati, a cui il sistema Italia non dava nessuno sbocco lavorativo e però avevano bisogno di un minimo per vivere, venne assorbita in buona parte dai call center.
Per turni, garanzie, paga fu fin da subito una gara a perdere, fino all’arma finale della concorrenza albanese, o di zone della stessa Italia più affamate e quindi disponibili a salari ancor più miseri. Oggi, con le consegne in bicicletta sta andando pure peggio, e più velocemente.
La cosiddetta gig economy spoglia all’osso il sistema della distribuzione e mette in contatto diretto la promessa che via web si può avere tutto con un clic (dalla partita di calcio in diretta, a pizza e birra sulla scrivania da mangiare all’intervallo) con la meno virtuale necessità di portare a casa del cliente l’ordinazione nel modo più fisico e classico che si conosca, bicicletta, sporta e pedalare.
Contromano, sul marciapiede, sotto la pioggia. Perché il plus è fare in fretta, pizza fumante, tempi rispettati, cliente felice. E la speranza delle briciole. Che sono la mancia, il piccolo obolo non scritto che è il vero propellente di quel pestare sui pedali, più consegne, più lavoro, più mance. Dall’altra parte quasi sempre dei coetanei più agiati, che il problema di tirar su i soldi non ce l’hanno, ma neanche la cultura della mancia, che è soprattutto di noi novecenteschi.
La filosofia del web è quella della transazione fissa e immediata, coordinate della carta o di Paypal e via andare, il rider che ti suona alla porta è come un allegato da aprire. Sopra, molto sopra, c’è chi da tutto questo ci guadagna, e che invariabilmente, appena si parla di dare norme serie al nuovo lavoro, minaccia di andarsene dall’Italia.
Ecco, si parla tanto di disoccupazione giovanile, di battaglia per dare lavoro e speranza ai giovani, di nuova volontà politica. Misuriamo la capacità degli eletti di trovare un ordinamento, di legge e di accordo tra le parti, in un settore che sta esplodendo.
Creiamo delle garanzie di dignità del lavoro per cui un salario quotidiano non sia determinato da scene alla Dickens, la cattiva coscienza del giovane ricco in pantofole di fronte al giovane povero inzaccherato.
Non torniamo indietro di 100 anni, professionalizziamo il sistema, paghiamolo quanto è giusto. Chi lavora esce dalla paghetta di casa, o non ha mai potuto averla. Cerca un lavoro, non le briciole di una cena a domicilio. E ha tutti i diritti e le ragioni del mondo.