«Faber Nostrum», l’album (non affatto male) in cui l’Indie interpreta Fabrizio De Andrè
Operazione rischiosa. Prendere le canzoni di Fabrizio De Andrè e trasformarle. Farne delle cover, volutamente infedeli,con le voci dell'Indie italiano. È stata coinvolta sia la vecchia guardia, dai Ministri agli Zen Circus, che la nuova scuola, rappresentata da cantanticome Gazzelle o Motta.
Il risultato è Faber Nostrum, l'album uscito il 26 aprile per Sony Music e Legacy Recordings. Le tracce sono 15, tutte cover del cantautore genovese. Alcune solo riarrangiate, altre proprio riscritte. Il progetto è stato creato con la benedizione della Fondazione Fabrizio De Andrè. Questa onlus si occupa di tutelare e diffondere le opere di uno dei più importanti autori nella storia della musica italiana.
La sua presidente è Dori Ghezzi, moglie di De Andrè. È lei a commentare il risultato diFaber Nostrum: «Sono senza dubbio favorevole a rivisitazioni che comportano scelte coraggiose e quasi spericolate, per poi scoprire, piacevolmente, che hanno ragione di esistere».
Dori Ghezzi e Cristiano De Andrè, figlio di Fabrizio
E forse, anche lo stesso Faber non l'avrebbe trovato poi così strano: «Fabrizio sentiva di volta in volta l’esigenza di sperimentare e innovarsi cercando di non ripetere se stesso. Queste operazioni oltretutto ci confermano che c’è sempre un forte punto di congiunzione e comprensione fra più generazioni e diversi linguaggi».
Gli artisti coinvolti nel disco
Qualcosa del genere era già stato tentato con Faber, amico fragile. Questo album è stato inciso usando le registrazionidel concerto organizzato il 12 marzo del 2000 al Teatro Carlo Felice di Genova. Anche qui diverse voci della musica italiana avevano ripreso le canzoni di De Andrè, da Celentano a Zucchero, passando per la Pfm, Vecchioni, Battiato e Ligabue.
Tra i nomi di Faber Nostrum ci sono, oltre a quelli già citati, i Canova, i Pinguini Tattici Nucleari, gli ex-Otago, Gazzelle, Lo Stato Sociale e Vasco Brondi. Stili diversi, con risultati diversi. Fra le critiche a questo progetto ne è arrivata una che in questi giorni sta investendo anche gli organizzatori del concerto del Primo Maggio: mancano le donne. L'unica voce femminile è quella di Carmine Tundo de La Municipal.
Una canzone da ascoltare e una da skippare
I Ministri hanno scelto di interpretare Inverno, tratta da Tutti morimmo a stento, 1968. La loro interpretazione trova un punto di equilibrio perfetto, a metà tra lo stile della band e quello di De Andrè. Una voce più arrabbiata dell'originale, e sicuramente più urlata, ma che comunque riesce a mantenere la dolcezza del testo.Una delle migliore prove di tutto l'album. Da ascoltare.
Una che invece andrebbe proprio evitata è Il Bombarolo di Willie Peyote. Il cantante ha ripreso in mano completamente il testo. La canzone era un capitolodel concept album Storia di un impiegato del 1973. Questo lavoro racconta la storia di un impiegato che dopo aver conosciuto le proteste di Parigi nel maggio del '68 decide di iniziarela sua rivoluzione.
Confeziona una bomba e cerca di piazzarla in Parlamento ma riesce a far esplodere solo un chiosco di giornali. Il bombarolo di Willie Peyote è sempre un impiegato, licenziato dopo che la sua azienda ha scelto di delocalizzare.
C'è la disperazione, c'è l'attualità ma manca quell'idealismo, anche se ingenuo, che è presente nell'originale. Neanche la base è la stessa. Insomma, in sé la canzone non è male ma manca completamente De Andrè.
In copertina: Foto Sony Music| La copertina di «Faber Nostrum»