I deputati sono in ferie per il ponte: al dibattito su Giulio Regeni partecipano in 19
Su 630 deputati, soltanto 19 hanno partecipato al dibattito, alla Camera,per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore trovato morto al Cairo, in Egitto, il 3 febbraio 2016.
Così, una giornata potenzialmente importante per la ricerca della verità si è trasformata in un affronto: non solo neiconfronti di Giulio e dei suoi genitori – che pochi giorni fa hanno lanciato un appello al premier Conte, in occasione del suo incontro col presidente egiziano al-Sisi, ma anche di tutte le persone che si sono battute in questi anni per avere una risposta dall'Egitto.
Il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico aveva esortato alla coesione di tutte la parti politiche, ma per colpa del "maxi ponte" tra Pasqua (21 aprile) e il 1 maggio, gran parte dei parlamentari hadisertato la seduta .
L'istituzione della commissione d'inchiesta è appoggiata anche dalla Lega: i parlamentari avranno 12 mesiper cercare «le responsabilità relative alla morte del ricercatore nonché i moventi e le circostanze del suo assassinio».
Lo stesso Giuseppe Conte, durante l'incontro a Pechinocon al-Sisi, aveva parlato di «insoddisfazione» per l'assenza di passi avanti.Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco si trovano infatti davanti aun vicolo cieco.
Nonostante abbiano individuato cinque nomi di sospettati, tra agenti dei servizi segreti e della polizia egiziana, non possono procedere contro di loro perché l'Egitto è uno stato sovrano. E la procura del Cairo si è tirata indietro.
L'incontro era stato anticipato da una lettera dei genitori di Regeni, destinata allo stesso Conte e pubblicata su Repubblica, attraverso la quale esortavano il premier «ad andare oltre ai consueti proclami e promesse, di ricordargli che la procura romana ha già inserito cinque persone nel registro degli indagati, in base alle indagini effettuate superando gli enormi ostacoli posti da parte degli stessi egiziani».
La morte di Giulio
«Perché un ricercatore universitario italiano è stato torturato e ucciso in Egitto?», si chiedeva il New York Times in un articolo del 2017. Ma la vicenda di Giulio comincia un anno prima, quando il 25 gennaio del 2016 il professore Gennaro Gervasio sta aspettando Regeni vicino piazza Tahir, al Cairo, per un appuntamento.
Lo studente di Cambridge, però, non si presenta: il suo corpo senza vita verrà ritrovato da un tassista il 3 febbraio, lungo la superstrada che dalla capitale porta ad Alessandria d'Egitto.
L'indagine congiunta Italia-Egitto parte tre giorni dopo, il 6 febbraio del 2016. A seguito dell'autopsia fatta a Roma, la Procura decide di percorrere la via dell'omicidio: il corpo di Regeni è dilaniato da bruciature di sigarette e ferite profonde sulla schiena.
Le ossa dei polsi, delle spalle e dei piedi sono frantumate, il lobo dell'orecchio destro è mozzato. Giulio è morto dopo quattro giorni di torture, con l'osso del collo spezzato.