Licenziamento confermato per la docente che insultò la polizia
Il tribunale di Torino ha respinto il ricorso di Lavinia Flavia Cassaro, l’insegnante che il 22 febbraio 2018 aveva insultato le forze dell’ordine durante una manifestazione contro CasaPound. I giudici del tribunale di Torino hanno confermato il licenziamento decretato dal Miur, affermando che il sistema scolastico è un «mezzo per promuovere ‘la crescita della persona in tutte le sue dimensioni’, improntato sul rispetto dell’ordinamento. Sarebbe quindi evidente il contrasto tra le finalità educative e il ruolo dell’insegnante e l’atteggiamento incontrollato e offensivo nei confronti delle forze dell’ordine»
La docente era infatti stata filmata il 22 febbraio 2018 durante una manifestazione contro un comizio elettorale del leader di CasaPound Simone Di Stefano che si teneva in un hotel di corso Vittorio Emanuele a Torino. Cassaro aveva insultato i poliziotti schierati a separare i sostenitori del gruppo di estrema destra dai loro oppositori. «Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire» aveva affermato la maestra, per poi ripetere gli insulti di fronte le telecamere di Mediaset.
A giugno, era stata licenziata dall’ufficio scolastico regionale del Piemonte perché il suo comportamento era stato giudicato «in grave contrasto con i doveri inerenti alla funzione di educatrice nonché per attività dolosa che ha arrecato grave pregiudizio alla scuola e alla pubblica amministrazione». L’insegnante aveva però deciso di fare ricorso perché convinta che nonostante «Avesse commesso una sciocchezza», il licenziamento fosse eccessivo: «È una punizione ingiusta rispetto all’errore che ho commesso», aveva affermato.
Il giudice del tribunale di Torino Mauro Mollo ha considerato che «per i docenti di scuola primaria, i compiti educativi sono ancora più marcati rispetto ai colleghi degli altri gradi scolastici: hanno a che fare con bambini che non hanno sviluppato un senso critico e sono quindi portati ad ‘assorbire’ tutto ciò che viene trasmesso loro dall’insegnante, pertanto, un comportamento che violi le regole di civile convivenza e diffonda un senso disprezzo per lo Stato e i suoi comportamenti, tenuto dalla persona che dovrebbe essere modello di comportamento è ancora più grave».