Primo maggio all’italiana: benvenuti nel Paese dove si litiga anche sulla festa del lavoro
Come ogni anno, ci saranno i leader di tutti e tre i sindacati maggiori, Cgil, Cisl e Uil. A Bologna, il primo maggio, si svolge la manifestazione nazionale della festa del lavoro. Non ci saranno, invece, i rappresentati di Confindustria. Sarebbe stata la prima volta per gli industriali, la prima partecipazione con i confederali. E sarebbe stato un bel segnale su un tema che dovrebbe unire, ma che invece è diventato divisivo. Divide persino la super line up di artisti che, in Piazza san Giovanni, si esibiranno per la 29esima edizione del concertone. Gli organizzatori del più grande evento gratuito di musica live in Italia sono stati accusati di maschilismo: su 77 artisti, solo quattro sono donne. A Torino, invece, è la partecipazione dei no-Tav ad aver allarmato il Partito Democratico e i sindacati:«Non accettiamo strumentalizzazioni», hanno detto. Ma i membri dei comitati piemontesi scenderanno comunque in piazza.
Bologna: occasione persa
Il primo maggio 2019, in Italia, arriva poche dopo una buona notizia: le stime sulle crescita del Pil portanoil nostro Paese fuori dalla fase di recessione tecnica. Un motivo in più per festeggiare, sia per i lavoratori sia per chi il lavoro lo crea. Le premesse c’erano tutte a Bologna per compiere qualcosa di storico: i rappresentanti di Confindustria avrebbero potuto (e voluto) sfilare insieme ai confederali. Ma qualcosa è andato storto e l’iniziativa inedita si è arenata. Non era altro che un’idea, ma il segretario della Cisl Annamaria Furlan aveva commentato l’eventuale partecipazione come«un segnale positivo». Allora, quando è stato intervistato Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia, la sua risposta di apertura è stata altrettanto significativa: «Se riceverò un invito certamente non lo rifiuterò». Lavoratori e imprese in Emilia Romagna stanno vivendo una fase molto positiva, soprattutto grazie a meccanica, food e automotive: un’abbraccio tra sindacati e Confindustria il primo maggio sarebbe stata la normale conseguenza.
Eppure nessuna delle due parti ha fatto il primo passo. Abbiamo chiesto ai rappresentati di Confindustria, dalla sezione giovanile, a quella nazionale e regionale, di commentare lo stop a quest’idea suggestiva: nessuno ha voluto commentare. Quel che è certo è che, su Twitter, il segretario della Cgil Emilia-Romagna Luigi Giove ha lanciato accuse molto pesanti:«In piazza il primo maggio ci viene chi vuole, ovviamente. Però, più che insistere su un surreale invito alla manifestazione, Confindustria rinnovi i contratti nazionali, aumentando i salari, contrasti gli appalti illeciti, espella le imprese infiltrate, faccia investimenti». Un’occasione persa, nell’ennesima lite.
Roma: quote rosa anche per i festival?
Nessuna cantante solista tra le sette donne che saliranno sul palco durante le otto ore di concerto. E per alcuni, se su 77 artisti solo sette rappresentano la categoria femminile in piazza San Giovanni, è giusto tacciare di maschilismo anche il concertone e i suoi organizzatori. Angela Baraldi, cantante e attrice italiana, ha criticato duramente l’evento:è un controsenso che anche sul palco dei sindacati confederali, sempre attenti alle questioni di genere, si perpetui una contraddizione così assurda». Con lei altre decine di artiste italiane. Ambra Angiolini è una di quelle sette donne: condurrà il festival insieme a Lodo Guenzi. La presentatrice ha respinto con forza le accuse, secondo lei pretestuose: «Contare le donne nella lista di un concerto mi sembra davvero assurdo e dare al mondo della musica la sensazione che pur di realizzare il 50 e 50 ci si può infilare dentro chiunque, è davvero il colmo».
«Quando abbiamo cominciato a organizzare l’edizione 2019 del concerto ci siamo dati un obiettivo preciso e ambizioso: raccontare la musica attuale, la scena e il momento positivo che sta vivendo la musica italiana», ha tagliato corto Massimo Bonelli, organizzatore e direttore artistico del concertone. «Sia chiaro – ha aggiunto Bonelli – 7 donne in un concerto di 8 ore sono poche. Avremmo potuto inserire un certo numero di artiste nella line up semplicemente in quanto “di sesso femminile”, ma sarebbe stato una mancanza di rispetto ancora maggiore verso l’artista e la categoria in questione». Ed è naturale chiedersi: ma davvero per qualcuno le quote rosa devono valere persino nell’arte?
Torino: se la Tav sposta l’attenzione dal lavoro
L’ultima delle tre grandi polemiche che hanno animato i preparativi del primo maggio ha riguardato il capoluogo piemontese. La discussione ha riguardato la partecipazione degli attivisti no-Tav al corteo.«Dopodomani si celebra il primo maggio e la festa del lavoro. Le varie componenti che vogliono e non vogliono l’opera hanno fatto le loro manifestazioni. Questa è organizzata da Cgil, Cisl e Uil», ha detto il numero uno della Cisl di Torino, Domenico Lo Bianco. E poi ha aggiunto: «Se vengono pacificamente non abbiamo nulla da dire. Non ci sarà spazio invece per i violenti né per chi si vuol fare le campagne elettorali. Alla fine il rischio è che si parli di cose sciagurate di cui faremmo a meno». Sulla stessa linea il Partito Democratico.«È una strumentalizzazione. Ed è deprimente che ogni anno si cerchi di usare questa piazza per polemiche aggressive, che non c’entrano nulla- ha affermato Paolo Furia, segretario regionale del Pd. – Si profila un corteo in cui l’attenzione sarà monopolizzata da un tema divisivo come la Tav, relegando sullo sfondo i temi più generali del lavoro e della politica».
Ma in un comunicato diffuso alla vigilia del primo maggio, i no-Tav hanno confermato che prenderanno parte al corteo mostrando le bandiere dei loro comitati:«Secondo Cgil e Pd, la festa del lavoro dovrebbe essere il corteo dei sovrani, al quale devono partecipare i sudditi, zitti e buoni. Ci spiace ma non è così. Il tema Tav è divisivo ed è giusto che sia così. È una contraddizione in seno alla città che va affrontata anche il primo maggio, perché parla linguaggi del presente e del futuro molto diversi, soprattutto sui temi del lavoro e dello sviluppo. – scrivono -È per questo che saremo in piazza con le nostre bandiere e la nostra gente, perché la montagna resiste da oltre 30 anni, la collina si arrende dopo 3 manifestazioni!».