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2 maggio 2011: moriva Osama bin Laden e nascevano nuove bufale

02 Maggio 2019 - 12:24 Juanne Pili
Poco dopo la cattura e uccisione di Osama bin Laden nel suo rifugio in Pakistan da parte di un corpo speciale dell'esercito americano, il presidente Barack Obama vietò la diffusione delle immagini della sua morte per motivi di sicurezza, suscitando varie critiche e alimentando diverse tesi di complotto sulla sua dipartita, e sul destino degli uomini che compirono l'impresa

Il 2 maggio 2011 il «Team 6» dell’unità d’élite americana dei Navy Seal concluse con successo ad Abbottabad in Pakistan la cattura e uccisione di Osama bin Laden. Lo «sceicco del terrore», a capo della prima rete terroristica globale: «Al-Quaeda», era stato il mandante dell’attentato dell’11 settembre 2001, quando dei dirottatori puntarono quattro aerei civili contro diversi obiettivi: le due Torri Gemelle di New York e il Pentagono a Washington; mentre un quarto aereo precipitò a Shanksville in Pennsylvania a seguito di una rivolta dei passeggeri, si ipotizza che fosse diretto verso la Casa bianca.

Operazione Neptune Spear

L’operazione del Team 6 chiamata «Neptune Spear» durò circa 40 minuti portando a compimento diversi anni di indagini. In Pakistan erano ancora le ore 1:25 del primo maggio quando il presidente Barack Obama diede il via all’irruzione nel compound in cui si rifugiava bin Laden. Così due elicotteri «Black Hawk» partirono dall’Afghanistan trasportando i 25 militari dei «Navy SEALs».

Quando atterrarono alle 15:30 nel compound uno degli elicotteri si schiantò, ma non ci furono feriti. Nove minuti dopo i Seal penetrarono nell’edificio, colpendo mortalmente bin Laden sopra l’occhio sinistro. Moriranno anche altre tre persone, tra cui uno dei figli del terrorista e una donna. Una volta certificato morto, bin Laden venne inserito in una sacca per cadaveri, mentre l’edificio fu perquisito alla ricerca di oggetti e documenti utili all’Intelligence. Dopo le 16:00 l’elicottero schiantato viene distrutto mentre il secondo si levò in volo. Dieci minuti più tardi un altro elicottero passò a recuperare il resto dei Seal. Il corpo di bin Laden sarà seppellito in mare alle 12:59.

L’annuncio della morte

Il discorso di Obama in cui annuncia l’avvenuta cattura e uccisione di Osama bin Laden dà quasi immediatamente il via a una serie di teorie di complotto, volte a mettere una pezza alle precedenti sull’attentato dell’11 settembre 2001. Tali tesi infatti scagionerebbero i terroristi di Al-Quaeda, mentre la responsabilità dell’attentato ricadrebbe interamente sul Governo americano.

Buona sera. Questa notte posso riferire alla gente d’America e al mondo che gli Stati Uniti hanno portato a termine un’operazione in cui è stato ucciso Osama Bin Laden, il leader di Al Qaida, un terrorista che è responsabile dell’omicidio di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Sono passati quasi dieci anni da quel giorno luminoso di settembre oscurato dal peggiore attacco della nostra storia contro americani. Le immagini dell’11 settembre sono scolpite nella nostra memoria nazionale: aerei dirottati comparire all’improvviso in un limpido cielo di settembre; le torri gemelle collassare al suolo; un fumo nero alzarsi dal Pentagono; il disastro del volo 93 in Shanksville, in Pennsylvania, dove le azioni di cittadini eroici hanno consentito di evitare una distruzione e un dolore ancora maggiori.

La maledizione dei Navy Seal

Presto si diffuse anche la leggenda in base alla quale 22 dei 25 Navy Seal che uccisero bin Laden fossero tutti morti poco tempo dopo, alimentando la storia di una «maledizione» che avrebbe colpito i militari. «Oppure li avevano fatti fuori per non rivelare la finta uccisione?». La leggenda ebbe origine dall’incidente avvenuto il 6 agosto 2011, quando un elicottero birotore CH-47 Chinook precipitò nella provincia di Wardak in Afghanistan.

Morirono tutti i 38 uomini a bordo, 22 di loro erano dei Navy Seal, alcuni di questi avrebbero fatto parte del Team 6. Questo però non significa affatto che fossero i militari dell’operazione Neptune Spear. Il Team 6 non comprende sempre le stesse persone, il termine definisce unità non più grandi di due dozzine di militari, questi sono scelti tra i Navy Seal, che in tutto potevano contare allora dalle 300 alle 500 persone. Ad ogni modo l’identità dei Seal che parteciparono all’operazione del 2 maggio 2011 rimane segreta.

Entrare nel corpo speciale dei Navy Seal, come per tutte le unità militari d’elité, comporta enormi rischi. Per questa ragione – ad esempio nel Regno Unito – si registrò un calo di volontari, dovuto ad un «casuality rate» piuttosto alto, ovvero il «tasso di morti», che nelle forze speciali impiegate nelle missioni in Afghanistan – paese che ospitò bin Laden e parte della rete di Al-Quaeda – era comprensibilmente preoccupante.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti potremmo fare una distinzione tra «special force» e «special operation». Far parte delle forze speciali non equivale necessariamente a trovarsi nelle unità d’élite – come i Navy Seal – addestrati appositamente per le cosiddette «operazioni chirurgiche», comprese anche quelle in cui devono essere recuperati ostaggi o prigionieri. Esiste poi tutta una classificazione sui tipi di operazioni speciali. A noi interessa solo constatare che ovviamente dedicare la vita a questo genere di lavoro comporta una maggiore probabilità di non raggiungere la vecchiaia.

Osama bin Laden era già morto prima?

Le tesi cospirazioniste più diffuse riguardano invece la morte di bin Laden. In sostanza si sostiene che il terrorista fosse già morto tempo prima dell’operazione dei Seal, questo anche per via di diversi annunci poi smentiti di un suo decesso negli anni precedenti. Inoltre occorre ricordare che Obama vietò di diffondere pubblicamente le immagini dell’operazione, cosa che alimentò i dubbi di una parte dell’opinione pubblica.

Il sosia di bin Laden

Le «prove» di una precedente dipartita di bin Laden sarebbero evidenti a tutti, tanto che nei filmati che Al-Quaeda diffondeva sarebbe stato sostituito da un sosia, queste tesi si basano però su semplici artefatti dovuti alla scarsa qualità delle immagini che mostrano il terrorista.

Il debunker Paolo Attivissimo fece anche una dimostrazione ironica, confrontando le foto del terrorista «prima e dopo» con altre di Massimo Mazzucco, uno dei teorici cospirazionisti sull’11 settembre.

Le foto fake del cadavere

Fin dall’annuncio di Obama cominciarono a circolare immagini fasulle che pretendevano di mostrare il cadavere del terrorista. Queste vennero poi utilizzate dai complottisti per sostenere che fossero state usate dai Servizi segreti americani per inscenare una finta morte, ma queste foto, prontamente smentite, non sono state mai avvalorate dal Governo americano.

Circolarono almeno tre immagini diverse, tutte manipolate con programmi di foto-ritocco, due partendo da reali immagini di altri cadaveri, una traendola da un frame di Black Hawk Down, film di guerra che racconta un altro episodio della storia dei Navy Seal.

Il lapsus di Benazir Bhutto

C’è chi nel 2008 ricavò da un lapsus della politica pakistana Benazir Bhutto (assassinata un anno prima) le «prove» del fatto che bin Laden fosse già morto prima del 2011. Tra i principali sostenitori di questa tesi troviamo anche Alex Jones, già noto per la produzione sistematica di fake news tramite il sito cospirazionista InfoWars, attività che non si preoccupa nemmeno di smentire.

Tutto parte da una affermazione di Bhutto estrapolata da una intervista che le fece David Frost per Al Jazira nel novembre 2007, dove senza alcun stupore da parte dell’intervistatore afferma che «Osama Bin Laden era stato assassinato da Omar Sheikh». Inizialmente la Bbc nel riportare l’intervista omise la frase, deducendo appunto che si trattasse solo di un lapsus, cosa che invece venne interpretata come una censura, nonostante l’intervista fosse già di pubblico dominio.

Il contesto dell’intervista integrale riguarda un precedente attentato a cui Bhutto sopravvisse. Tra i mandanti vi sarebbe stato anche il figlio di Osama, Hamza bin Laden. Ecco quindi l’origine del lapsus. Del resto un mese prima la stessa Bhutto sosteneva l’esigenza di continuare la caccia a Osama bin Laden, mentre il presunto assassino Omar Saeed Sheikh si trovava già in prigione dal febbraio 2002.

Prove della morte di Osama bin Laden

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