Caso Siri, Salvini non si smuove: «Alla Lega ci pensa la Lega»
Un sottosegretario di Governo coinvolto in un'indagine per corruzione, in una faccenda in cui c'entrerebbe anche Cosa Nostra. La situazione è a dir poco scomoda per il Movimento 5 Stelle.
E infatti il caso del leghista Armando Siri accende ancora le «tensioni» di Governo, come le ha definite Luigi Di Maio. Un'inchiesta che è «una questione morale» (sono ancora parole sue):
«Chiediamo le dimissioni. Poi, se verrà giudicato innocente, tornerà a fare il sottosegretario», ha detto il volto del Movimento. «Uno che è coinvolto in un'indagine di corruzione e che parla di mafia non può restare sottosegretario. Credo anche che Salvini farà la scelta giusta».
Ma il sottosegretario per le Infrastrutture non è un leghista qualunque. Mente della flat tax, era al tavolo con Matteo Salvini durante la stesura del contratto di Governo a maggio dello scorso anno. Ed è proprio il leader del Carroccio a tenere il controllo sulla situazione Siri: «Alla Lega ci pensa la Lega», ha detto, riferendosi alle intromissioni, se così si possono definire, di chi ne chiede le dimissioni.«Noi ci stiamo occupando di vita reale e quindi non ho tempo da perdere con altre polemiche, ho detto tutto quello che dovevo».
Durante il comizio a Civitavecchia del 1 maggio, tra la platea di leghisti spunta il cartello «Io sto con Siri». A Genova, Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha detto che «Armando è assolutamente tranquillo». «Non capisce giustamente perché dovrebbe dimettersi», dice, «se non ha fatto nulla».
L'interrogatorio non c'è ancora stato, e per Giulia Bongiorno, ministra dell'Amministrazione Pubblica, Siri è già stato trattato dai media «come un condannato definitivo». «Da oggi secondo me dovrebbe calare il silenzio – ha detto in un'intervista a Repubblica pubblicata il 1 maggio- in attesa dei chiarimenti che fornirà».
«Ho piena fiducia nel fatto che Conte stia seguendo la vicenda e trovi una soluzione per questo governo», dice Di Maio. «Il Presidente del Consiglio e Siri si sono spiegati», ribadisce Salvini. «Al momento resta lì, anche se credo non abbia le deleghe (tolte dal ministro dei Trasporti grillino Danilo Toninelli, ndr)».