Forlì, Salvini parla dal balcone del Comune. Proteste: «Da lì parlò anche Mussolini»
Ci sono diverse interpretazioni su quanta gente abbia assistito al comizio che, la sera del 3 maggio, il ministro dell’interno Matteo Salvini ha fatto in piazza Saffi, a Forlì. Se per il leader della Lega la piazza è piena «alla faccia dei 4 sfigati dei centri sociali venuti a disturbare», per il sindaco e alcune testate locali le persone che hanno assistito al suo intervento erano poche. La verità è che dalle fotografie la platea appare occupare meno della metà della piazza, ma la polemica è un’altra.
Non è piaciuta la simbologia che, secondo alcuni, Salvini avrebbe rievocato: il ministro si è affacciato dal balcone del Comune come era solito fare Mussolini – di casa a Forlì, essendo nato a Predappio – durante il ventennio fascista.
https://twitter.com/statuses/1124432901926318080
Il primo a criticare aspramente la scelta del vicepremier è proprio il sindaco della città, Davide Drei, del Pd: «Penoso usare il balcone del Municipio su piazza Saffi per parlare a una (per la verità scarsa) platea di un comizio sembra scimmiottare le adunate anteguerra del regime».
In piazza c’erano anche alcuni contestatori, ma il ministro dell’Interno non si è sottratto allo scontro: «Il 26 maggio le terre tradizionalmente rosse si sveglieranno colorate di verde e azzurro. Faremo la storia di Forlì e della Romagna», ha risposto dal balconcino.
E mentre i manifestanti intonavano le note di Bella ciao, il vicepremier diceva al microfono: «Se voi cinquanta sfigati volete i clandestini a casa vostra, pagateveli. Oltre all’educazione civica vi farebbero bene sei mesi di servizio militare negli Alpini». E poi ha concluso con la sua sentenza: «I compagni da Forlì spariranno tra venti giorni e libereremo questa città e questa terra. Più minacciano e più io ho voglia di tirare dritto come un treno».