La Lega prova a prendersi l’Emilia-Romagna
Manifestanti con la maglietta della Cgil in coda per un selfie con Matteo Salvini (Modena). Tentativo del leader leghista di ballare e cantare su un balcone Romagna Mia sotto la pioggia a Forlì. Il tour elettorale in Emilia-Romagna del ministro dell’Interno si è prestato a più di un corto-circuito. 12 ore per percorrere la regione rossa, provando a spingere i propri candidati sindaco in un territorio in cui il 26 maggio andranno al voto 235 comuni su un totale di 328. La sfida per il Carroccio è qui, e soprattutto nei capoluoghi di provincia: Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Cesena. In molti comuni più piccoli, gli alleati di governo del Movimento 5 Stelle nemmeno si presenteranno e alcuni ballottaggi potrebbero essere davvero alla portata del centrodestra. A Modena, la piazza che oggi, 4 maggio, ospiterà il segretario Pd Nicola Zingaretti è la stessa scelta da Matteo Salvini. Ed è in questa città che il comitato di accoglienza degli oppositori del segretario leghista è sembrato più organizzato che nelle altre. Tre presidi: uno della Cgil, uno degli anarchici e uno dei centri sociali. Tra loro, fisicamente i più lontani dal palco di piazza Matteotti, si registreranno i disordini maggiori con le forze dell’ordine. Un manifestante ferito. La foto della ragazza che tira sassi contro gli scudi della polizia resterà l’immagine della giornata, ripresa poi anche sui profili social di Salvini. Lo stesso era successo per gli striscioni con i messaggi più crudi: da «Salvini scappa» a «Salvini muori», che oscurano le proteste educate di chi si raduna a pochi metri dal palco per cantare Bella Ciao.
E sempre attraverso i social network era arrivato il tentativo di Carlo Calenda (Pd) di condividere il palco con il vice-premier, per un dibattito a sorpresa con moderatore Luca Morisi. Una boutade. Sul palco di Modena era salito invece l’ex stella della Nazionale Luca Toni. «Chi sono quelli che protestano? I centri sociali?» chiede una signora entrando in un bar sotto i portici. «No, sono persone normali» risponde stizzito il cameriere. Il tentativo di conquista dell’Emilia-Romagna da parte del Carroccio era già iniziato nel 2014, quando alle elezioni regionali che incoronarono Stefano Bonaccini (Pd) contro il leghista Alan Fabbri (attuale candidato sindaco a Ferrara), l’elettorato di centro-sinistra aveva consegnato al suo candidato una percentuale di vittoria al di sotto del 50%. Poi alle politiche del 2018 la certificazione della sconfitta del PD nella regione tradizionalmente rossa, con il Movimento 5 Stelle primo partito. Il risultato più impressionante era stato quello della Lega che in questa regione arrivò al 19,2%, contro il 2,6% del 2013. Proprio a Ferrara si concentrano le maggiori speranze del centrodestra, e della Lega. Anche a Modena la probabilità del ballottaggio è elevata, ma il sindaco uscente Gian Carlo Muzzarelli è un uomo forte del Pd locale ed è anche colui che ha permesso il concerto di Vasco Rossi. Fu record mondiale di spettatori: 220 mila. E i modenesi, sentitamente, ringraziano ancora.