Lo scrittore Giacomo Papi: «Sì al Salone del Libro. Facciamo una pernacchia ai fascisti»
«Al Salò del libro sono in programma 560 presentazioni. L’unica di cui parliamo è la non-presentazione di un editore fascista di cui, fino a ieri, nessuno sapeva niente. Mi pare geniale #SalonedelLibro». È con questo tweet che Giacomo Papi, scrittore classe 1968, direttoredella scuola di scrittura Belleville di Milano autore deIl censimento dei radical chic pubblicato con Feltrinelli, annuncia che lui sì, al Salone del Libro di Torino ci sarà. Lo chiama “Salò del Libro”ma ci sarà eccome.
L’appuntamentoè dal 9 al 13 maggio, ma la presenza della casa editrice Altaforte, il cui editore Francesco Polacchi ha anche ammesso di essere fascista,ha sollevato un polverone, Tant’è che in molti hanno deciso di dare forfait.
Giacomo Papi, lei ha confermato la sua presenza a Torino. Perché?
«Andrò, sì. Il rifiuto e la rabbia di chi se ne va sono comprensibili. È però lo stesso riflesso pavloviano che viviamo da 30 anni: ci si concentra sull’avversario più che sulle idee buone da farsi venire. Un po’ perché è più facile, un po’ perché rabbia e preoccupazione sono umane. Ma così un non-evento mette in ombra560 eventi che ci saranno al Salone del Libro. Si sta dando una pubblicità incredibile a qualcosa che non c’è. L’editore fascista sta brindando. El’egemonia culturale si perde anche così: èquello che si è fatto con Berlusconi».
Francesco Polacchi, responsabile della casa editrice in questioneAltaforte – chepubblica il libro-intervista a Matteo Salvini – ha dichiarato:«Sono fascista, Mussolini è lo statista più grande che l’Italia abbia avuto. Altro che De Gasperi o Einaudi».
«Affermazioni schifose, per me. Questo è un fascista di cui nessuno saprebbe nulla, se non contribuissimo a parlarne. Il fatto che il ministro degli Interni pubblichi con loro è inaudito. Quello sì:inaudito.Il fatto che poi sia distribuito da Mondadori è un altro problema. Salvini non è stato invitato al Salone.Si pone una questione di scelta editoriale di chi gestisce il Salone. Immagino che la cosa gli siasfuggita.È una prassi: da sempre ci sono i fascisti alle fiere del libro.
Ma oggi le cose sono cambiate. Il Salone, alla stregua di qualsiasi editore, sceglie chi avere e chi no: e di certo quella è una responsabilità. Dopo di che nessuno saprebbe niente di questo editore di cui neppure voglio imparare il nome. E che questo libro diventi il caso del momento è veramenteresponsabilità del sistema mediatico e degli intellettuali.Stiamo parlando di zero. Il fatto di dare ribalta allo zero è sbagliato».
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Quindi cosa fare?
«Concentrarsi sulle cose positive, belle e nuove: sono convinto che sia un atto politico più forte rispetto aldisperdere energie su questioni che non dovrebbero avere terreno nel dibattito. Sono d’accordo con Michela Murgia su questo: comunque, non si va via».
E invece a chi va via cosa dice? A chi ha scelto di non partecipare come Zerocalcare, WuMing, Raimo, Ginzburg.
«È comprensibile, è emotivo. Mi sento a disagio anche io e si sentono a disagio tutti. Distinguo traCarlo Ginzburg, storico e saggista, nonché figlio di Leone e Natalia Ginzburg, che annulla la sua partecipazione perché dice “la mia famiglia ha già dato e non li voglio”. In generale nonmi permetto di giudicare le scelte di nessuno. Ma io non abbandono un campo che sento più mio che dei fascisti. Trovo che invece bisognerebbe trovare il modo di fare una grande pernacchia e di ridere.
Sogno che arrivi Guzzanticon Fascisti su Martea mostrare quanto sono ridicoli. Certo che li si prende sul serio, nel momento in cui il ministro degli Interni decide di pubblicare con loro facendo un’evidente provocazione. Bisogna prenderli sul serio. Ma non bisogna spaventarsi. Non voglio dare loro una valenza culturale. La cultura è egemone nel momento in cui ha idee migliori da contrapporre loro. E – ripeto – non bisogna spaventarsi: non abbandoniamo il campo».
Foto Giacomo Papi| Facebook