‘Ndrangheta e corruzione nei palazzi del potere: la nuova “tangentopoli” lombarda
È un’inchiesta che penetra nei palazzi del potere lombardo- comune, regione e aziende partecipate – quella che ha coinvolto 96 persone, di cui 43 agli arresti in carcere o ai domiciliari.Le accuse più gravi sono quelle di associazione a delinquere e corruzione finalizzate a pilotare appalti pubblici. Un sistema – dicono i magistrati – su cui pesa l’ombra del clan ‘ndranghetista Molluso. Sono 9 le persone a cui è contestata l’aggravante mafiosa.
L’inchiesta coinvolge imprenditori, amministratori pubblici e politici. A uscirne con le ossa rotte è Forza Italia. Tra le persone arrestate ci sono due persone di spicco del partito in Lombardia: il primo è Pietro Tatarella, consigliere comunale forzista a Milano, vicecoordinatore regionale di Forza italia e candidato alle elezioni europee; il secondo è Fabio Altitonante, commissario di Forza Italia a Milano, sottosegretario di Regione Lombardia, ora ai domiciliari. Oltre a loro, i pm hanno inoltrato una richiesta d’arresto alla Camera per il deputato di Forza Italia Diego Sozzani.
In carcere anche l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Gioacchino Caianiello. Èlui che ha trascinato nelle carte dell’inchiesta il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. Caianiello avrebbe provato a corromperlo ma il governatore ha declinato l’offerta, senza denunciarla. Fontana per ora è parte lesa ma i magistrati non escludono che possa essere indagato.
Le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nella politica
L’inchiesta – hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa – è nata da un’indagine sull’imprenditore Renato Napoli. Il suo nome è già spuntato in due processi per ‘Ndrangheta in Lombardia. Napoli avrebbe corrotto un dirigente dell’azienda dei rifiuti di Milano, l’Amsa, ottenendo l’elenco dei partecipanti alle gare d’appalto. A quel punto avrebbe contattato i rivali offrendo loro un accordo per spartirsi i lotti.
Tra i concorrenti contattati da Napoli c’è Daniele D’Alfonso , un imprenditore che – secondo i magistrati – è in contatto con la famiglia ‘ndranghetista Molluso della cosca locale di Buccinascoe originaria di Platì. D’Alfonso è una figura centrale dell’inchiesta: la sua attività diventa più intensa in prossimità delle elezioni del 2018.
Èlì che l’imprenditore – che secondo i pm ha finanziato e assunto nelle sue aziende diversi soggetti appartenenti alla cosca Molluso – comincia «la semina» nel mondo politico da cui spera di ottenere una via preferenziale per aggiudicarsi gli appalti. Su D’Alfonso, ora, pesa l’aggravante mafiosa. Indagando su di lui, i pm scoprono i legami con i due pezzi da 90 di Forza Italia: Tatarella e Altitonante. Ed è proprio con i primi contatti che cominciano a emergere le infiltrazioni della criminalità organizzata nei palazzi delle istituzioni.
Per ottenere gli appalti, D’Alfonso avrebbe «corrotto sistematicamente» i due enfant prodige di Forza Italia. Tatarella – scrivono i magistrati – era a libro paga dell’azienda di D’Alfonso: 5mila euro al mese, «il cui pagamento veniva simulato con la corresponsione di prestazioni di consulenza professionale in realtà mai realmente svolte».
Oltre allo stipendio, Tatarella avrebbe ricevuto anche «altre utilità»: biglietti aerei, viaggi di piacere, macchine, e una carta di credito per prelevare i contanti. In cambio, il candidato alle europee avrebbe fatto da apripista, mettendolo in contatto «con i primari vertici amministrativi di Amsa», l’azienda dei rifiuti.
Ad Altitonante, invece, D’Alfonso avrebbe garantito finanziamenti illeciti in occasione della campagna elettorale per le elezioni regionali e politiche del 2018. Ma questa non è l’unica contestazione rivolta al consigliere regionale lombardo. Altitonante avrebbe ricevuto anche una tangente da 20mila euro per sbloccare una pratica edilizia in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.
Il tentativo di corruzione subito dal governatore lombardoFontana
«Subito dopo l’elezione di Fontana alla carica di Presidente della Regione Lombardia – si legge nell’ordinanza- sono state intercettate diverse conversazioni dalle quali emerge la responsabilità di Gioacchino Caianiello per il reato di istigazione alla corruzione nei confronti del presidente Fontana».
Gioacchino Caianiello è l’ex responsabile provinciale di Forza Italia a Varese e ha già alle spalle una condanna definitiva per concussione. Secondo i magistrati, Caianiello avrebbe proposto uno scambio al governatore lombardo: la nomina dell’attuale direttore di Afol Metropolitana (un’azienda partecipata dal Comune di Milano) alla direzione generale Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia in cambio di una serie di incarichi a Luca Marsico, socio dello studio legale di Fontana.
Alle elezioni regionali del 2018 Marsico era stato silurato proprio da Caianiello che aveva deciso di puntare su un altro candidato. Ed è per questo che il ras di Forza Italia a Varese prova a trovare la quadra tra tutti gli interessi in campo: «Coniughiamo l’utile al dilettevole – dice Caianiello – io ti propongo Giuseppe come direttore generale qua, lui ha in mano questa società e non ha un cazzo a che vedere con la Regione..lascia fare..quindi da qui partono le consulenze per questo poveretto del tuo socio che non sa come arrivare a fine mese…e io ti ho risolto il problema».
Fontana vuole risolvere la “grana Marsico”, ma rifiuta l’offerta. Il Governatore lombardo in questo momento è parte offesa ma la sua posizione potrebbe cambiare: i problemi per lui sono sostanzialmente due: non ha denunciato la proposta di Caianiello alle autorità; il suo socio, alla fine, ha ricevuto un incarico. E su questo i pm vogliono vederci chiaro.