Stretta sull’aborto in Georgia, vietata l’interruzione se il feto ha un battito cardiaco
Vietato abortire se il feto ha un battito cardiaco. Con la firma del Governatore repubblicano Brian Kemp, il nuovo provvedimento è diventato legge nello stato americano della Georgia. Una norma che porta indietro gli Stati Uniti di decine di anni, a quando – nel 1973 – fu legalizzato l’aborto fino alla 24esima settimana, momento in cui il feto dovrebbe essere in condizione di sopravvivere fuori dal grembo della madre.
Con la nuova legge, invece, l’aborto potrebbe essere vietato a partire dalla sesta settimana: troppo presto, argomentano gli oppositori, per le madri che potrebbero non aver avuto tempo a sufficienza per rendersi conto di essere rimaste incinta. Anche per questo dalla legge si evince un chiaro intento punitivo e anti-abortista, condiviso da molti promotori della legge. Uno degli autori del provvedimento, Ed Setzler, in passato ha definito l’aborto una «procedura barbarica».
Nella legge sono previste delle esenzioni, come nel caso di stupro o nell’ipotesi in cui la salute della madre sia in pericolo. Nel primo caso l’aborto sarebbe permesso fino alla 20esima settimana di vita del feto, a patto che sia stata esposta una denuncia. Ma per gli oppositori della legge, tra cui l’Unione per le libertà civili, la legge non è altro che una criminalizzazione dell’aborto.
La Georgia non è il primo Stato americano ad approvare una misura simile. Il governatore dell’Ohio e del vicino Mississippi hanno approvato leggi simili, ma in entrambi i casi hanno avuto vita breve seguito all’intervento dei tribunali o del ramo legislativo dello Stato. In questo caso è possibile che la Corte suprema imponga il suo giudizio, rivedendo quanto approvato da Brian Kemp.