A volte ritornano: cos’è il Cnel e perché (quasi) tutti lo vogliono abolire
Ci aveva provato il governo Renzi, ma il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 non passò decretando anche la conclusione della sua esperienza di governo. Ci riprova, l’8 maggio 2019, il governo Lega-M5S: la proposta di legge per l’abolizione del Cnel arriverà in Senato. Ad annunciarla è il ministro per i Rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro: «Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro si è rivelato un ente inadeguato agli scopi per cui era stato concepito ed è ormai superato dalle dinamiche istituzionali che garantiscono la rappresentanza delle forze sociali».
«Non ci può essere – aggiunge il ministro – la difesa di poltrone ed enti inutili perché gli interessi dei cittadini sono tornati centrali. Oltre agli ovvi risparmi, questa riforma consentirà di rendere più snello il rapporto tra forze sociali e istituzioni. La funzione del Cnel potrà infatti essere sostituita dal rafforzamento della democrazia diretta e del ruolo del parlamento». Fraccaro sembra aver pensato a tutto: «Quanto alla sede dell’ente, la stupenda Villa Lubin, da parte mia auspico che diventi la Casa della partecipazione. Un luogo anche simbolico. Sarebbe un bel modo – conclude – di restituirla ai cittadini».
Quanto costa davvero il Cnel?
19 milioni l’anno. Almeno fino al 2012, stando ai calcoli che il Sole 24 Ore ha raccolto sul cosiddetto “pensatoio alto”. Il presidente Antonio Marzano vantava un compenso annuo di 217 mila euro, poco al di sotto dell’indennità del presidente della Repubblica. Al suo stipendio, vanno aggiunte le spese per i suoi uffici e per il consiglio di presidenza, e così si arriva a 500 mila euro. Tutto il personale assunto a tempo indeterminato, invece, ha un costo pubblico di 7 milioni di euro (tra loro, il portavoce e il personale di supporto del presidente e 7 dirigenti per un totale di 120 dipendenti). Una pletora di consiglieri esterni e i due vicepresidenti fanno lievitare ulteriormente la spesa per il personale.
Ma sono le piccole spese che fanno arrivare il costo per tenere in piedi l’ente fino a 19 milioni: 250 mila euro di buoni pasto, 300 mila per il leasing auto, 400 mila per la cancelleria. E poi la manutenzione della bellissima Villa Lubin all’interno del parco di Villa Borghese a Roma. La storia è cambiata dal 2012 in poi: vari provvedimenti e la legge di Stabilità del 2015 hanno previsto la cancellazione delle indennità, dei rimborsi spese e di altri costi generici. Il consuntivo è diventato di 8,7 milioni di euro annuali e i consiglieri sono stati ridotti a 64.
Ansa | Villa Lubin, sede del Cnel nel parco di Villa Borghese
Cos’ha fatto in mezzo secolo di attività?
La sua storia ha origini addirittura con l’Unità d’Italia: si chiamava Csl, Consiglio superiore del lavoro e, dopo un periodo in auge con Giuseppe Zanardelli e Giovanni Giolitti, fu abolito da Benito Mussolini. Nella Costituzione del 1948, con l’articolo 99, si prevedeva la nascita del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro come organo ausiliario del governo e del parlamento. Nel 1957, nasce il Cnel. Furono sufficienti vent’anni di attività(?) per far dubitare Giulio Andreotti della sua utilità: nel 1977 l’allora presidente del Consiglio affidò all’ente il compito di autoriformarsi.
Un processo lungo e inutile: finalmente dopo dieci anni, nel 1986, arrivò la tanto attesa riforma che, però, non riuscì a dare all’ente un ruolo centrale nell’attività legislativa italiana. In più di mezzo secolo, il Cnel ha presentato 22 proposte di legge, 375 report, relazioni, studi, indagini e ricerche. Secondo i dati rilasciati dallo stesso ente, 1.017 i documenti di vario genere prodotti in 62 anni anni di attività.
Composizione attuale
Dal 20 gennaio 2012 il Cnel è composto da esperti e rappresentanti delle categorie. I membri durano in carica cinque anni e possono essere riconfermati. Oltre il presidente e i vicepresidenti, i 64 consiglieri sono suddivisi in:
- 10 esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica, dei quali otto nominati dal Presidente della Repubblica e due proposti dal Presidente del Consiglio dei Ministri;
- 48 rappresentanti delle categorie produttive, dei quali ventidue rappresentanti dei lavoratori dipendenti, di cui tre in rappresentanza dei dirigenti e quadri pubblici e privati, nove rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni e diciassette rappresentanti delle imprese;
- 6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni di volontariato, dei quali, rispettivamente, tre designati dall’Osservatorio nazionale dell’associazionismo e tre designati dall’Osservatorio nazionale per il volontariato.
Ansa | Una riunione nelle stanze di Villa Lubin
Compiti del Cnel
«Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa. È organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Ha l’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge», recita l’articolo 99 della Costituzione.
I due compiti principali sono:
- Esprimere pareri (non vincolati) esclusivamente su richiesta del parlamento, del governo o delle regioni;
- Promuovere iniziative legislative in materia economica, sociale e lavorativa.
Ma nel corso degli anni, il Cnel ha assunto anche altre funzioni che sono inquadrabili in quattro punti:
- Elaborare proposte legislative e osservazioni che riguardano la politica economica, la politica sociale e del lavoro, politica europee a e internazionale, ambiente, e infrastrutture e reti;
- Organizzare l’archivio nazionale dei contratti collettivi del lavoro firmati dalle parti contraenti. L’ente deve consentire la fruizione dei testi ai cittadini;
- Pubblicare rapporti periodici, studi e indagini sui seguenti temi: economia, mercato del lavoro, contratti, immigrazione e lotta alla criminalità;
- Con la riforma del 1986, il Cnel assume il compito di creare banche dati riguardanti le professioni non regolamentate, il mercato del lavoro, l’immigrazione e statistiche territoriali.