Già 365 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. Più della metà delle vittime del 2018
Nei primi tre mesi del 2019, 365 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. Oltre il 60% del numero totale di vittime registrate in tutto il 2018. A fornire il preoccupante quadro della situazione a largo delle nostre coste è l'Unicef, l'organo delle Nazioni Unite che monitora le condizioni dei bambini nelle zone più problematiche del mondo.
Nei primi tre mesi del 2019, circa 16.000 migranti e rifugiati hanno raggiunto l'Europa attraverso le rotte migratorie nel Mediterraneo, nelle quali le Ong riescono a intervenire sempre più a fatica. Il numero degli arrivi è in lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2018, ma la percentuale di bambini è aumentata «da 1 arrivo su 5 a 1 su 4», sottolinea l'Unicef.
I giovani migranti arrivati in Europa
Un focus preoccupante riguarda anche i numeri totali dei bambini sbarcati nelle coste europee in questo primo trimestre. La cifra raggiunge quasi le 4mila unità (3.800), alle quali vanno aggiunti i 41mila bambini già presenti nelle strutture di accoglienza in Grecia, Italia e Balcani all'inizio del 2019.
Al 28 febbraio, nel nostro Paese erano presenti 8.537 minorenni stranieri non accompagnati. Solo nel 2018, gli arrivi via mare dei giovani migranti e rifugiati registrati erano stati 3.536. I minorenni stranieri irreperibili, cioè quelli per i quali è stato segnalato dalle autorità competenti un allontanamento, sono 4.324.
Secondo quanto testimoniato dall'ente, in questi anni di crisi umanitaria molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l'Europa hanno subitoviolenze e abusi, con conseguenze devastanti sul loro benessere psicologico e fisico. Un'emergenza che l'Italia conosce bene: molte frale donne e le ragazze arrivate sulle nostre rive hanno raccontato di essere sopravvissute a forme di violenza sessuale o di genere.
Ma anche gli uomini e i ragazzi sono spesso vittime di violenza sessuale, soprattutto durante la detenzione in Libia, molti di loro hanno subito abusi pari a quelli raccontati dalle loro coetanee donne.
In Italia, il sistema di protezione e inclusione sociale dei giovani migranti e rifugiati risulta ancora altamente frammentato. Le disparità nell'accesso ai servizi di cura sono ancora una realtà che l'Unicef continua a segnalare periodicamente. Secondo l'ente, a questo si aggiungono anche criticità nell'accesso ai sistemi di istruzione e ai tirocini professionali.