Chi trova lavoro e chi guadagna di meno: quattro punti sull’occupazione dei laureati in Italia
Quando si tocca il fondo non resta che risalire, dice un famoso detto popolare. A confermare l’adagioarrivano gli ultimi dati Istat, che segnalano un aumento dell’occupazione in Italia, soprattutto tra le generazioni più giovani. E una certezza si fa sempre più solida: per i laureati trovare un impiego è più facile che per i diplomati.
Nonostante ciò, non tutte le lauree sono uguali. Secondo un’indagine formulata da Almalaurea durante il 2018, alcune facoltà possono vantare una maggiore percentuale di laureati occupati rispetto ad altri indirizzi disciplinari, nonché stipendi più elevati rispetto ad altri. I dati presi in considerazione fanno riferimento ai laureati magistrali (nuovo ordinamento, di tipo biennale), e forniscono una visione nazionale dell’ultimo decennio.
1. Quali facoltà hanno la maggior percentuale di occupati?
A un anno dalla laurea magistrale, i laureati dei gruppi di ingegneria, delle facoltà scientifiche, delle professioni sanitarie e degli indirizzi chimico-farmaceutici hanno registrato un tasso di occupazione decisamente elevato, che oscilla dall’87,6% degli ingegneri all’80,8% dei farmacisti. A 5 anni dal titolo le percentuali salgono ancora di più: 94,6% per gli ingegneri, 93,8% per le professioni medico/sanitarie. Sulla lunga corsa, a registrare il più basso numero di occupati è l’ambito giuridico, che si distacca dai primi in classifica di 18,1 punti percentuali.
Le percentuali scendono drasticamente se si guarda ai laureati nei gruppi degli indirizzi di psicologia (50,3%), geo-biologico (61,3%) e letterario (61,7%). Ma, a differenza di quanto potrebbe sembrare, molto spesso i laureati in queste discipline scelgono di proseguire nella propria formazione piuttosto che cercare immediatamente un impiego. Ben il 91,7% dei laureati nel gruppo di psicologia, ad esempio, è impegnato in tirocini o praticantati, accanto ad altre percentuali elevate di studenti impegnati in dottorati di ricerca o specializzazioni.
2. Qual è la retribuzione media mensile per i diversi settori disciplinari?
Eccoci arrivati al focus della questione. Lavorare sì, ma a quanto? Secondo i dati raccolti da Almalaurea, i laureati magistrali dell’anno 2012, a distanza di 5 anni dal titolo guadagnano in media 1.428 euro al mese. Ma la media non rende giustizia dell’enorme divario tra il primo e l’ultimo in classifica: cioè tra ingegneri e occupati nell’ambito della psicologia.
I primi arrivano a guadagnare, di media, fino a 1.753, mentre gli ultimi si aggirano attorno ai 1000 euro di reddito mensile. Ma è ampio lo spettro che separa le due professioni: un centinaio di euro divide gli ingegneri dai lavoratori nel settore scientifico, mentre ci sono almeno 500 euro di differenza tra gli occupati nelle professioni chimico-farmaceutico (terzi in classifica con 1.633 euro di media) e gli insegnanti (penultimi, con 1.127 mensili).
3. Quali sono i contratti lavorativi più diffusi nei diversi ambiti?
Per quanto riguarda l’attività lavorativa autonoma, sono poche le discipline che prevedono di per sé l’avvio immediato di un’attività in proprio. Tra queste c’è architettura, che con il 48,1% si posiziona più alta in classifica, seguita dalle professioni giuridiche (45,4%) e sanitarie. Queste ultime vantano anche un’alta percentuale di lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato (il 51% del totale).
Possono contare su un contratto a tempoindeterminato anche gran parte dei laureati nei settori ingegneristici (71% medio sul totale degli indirizzi), mentre quelli inambito letterario restano in bilico tra le più diverse tipologie contrattuali.
4. Esistono differenze territoriali?
Ce lo aveva anticipato l’Eurostat una decina di giorni fa: il Sud Italia è una delle regioni con un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti in Europa. Nonostante ciò, alcuni dati parlano di una lenta ma effettiva ripresa (in Campania e in Calabria, ad esempio, le percentuali risultano in miglioramento rispetto allo scorso anno).
Il divario con il Nord, comunque, continua a risultare rilevante anche tra i laureati magistrali: secondo quanto registrato da Almalaurea, nel 2017 la forbice misurava 16,3 punti percentuali di distacco. In termini occupazionali, significa che i laureati del Nord trovano un occupazione nell’81,5% dei casi, contro il 65,2% delle regioni del Mezzogiorno.
Le differenze sono confermate in tutti i gruppi disciplinari, con punte di oltre 20 punti di divario tra i laureati dei gruppi geo-biologico e psicologico. Con una nota, che risulta evidente dal grafico: con il passare del tempo dal conseguimento del titolo, il divario Nord-Sud tende a diminuire.