Treviso, bambino picchiato e insultato per il colore della pelle: «Qui non puoi sederti»
«I negri si siedono davanti, i bianchi dietro». Con queste parole sarebbe stato accolto un ragazzino delle scuole medie sul pulmino della scuola. A denunciarlo è la mamma, con un post su Facebook. È accaduto mercoledì mattina in un paesino del trevigiano. «Mio figlio (il cui papà è senegalese, ndr) è stato bullizzato nel pulmino della scuola (media)», scrive Vania sul gruppo Facebook di promozione dell'integrazione Cara Italia. «Oltre a essere stato malmenato da due ragazzine più grandi di lui, una di loro gli ha detto "i negri si siedono davanti, i bianchi dietro". Mio figlio ha detto che non si è difeso sennò rischiava di far loro del male, e perché aveva paura di passare dal torto», scrive la mamma.
Secondo il racconto, il ragazzo è poi «arrivato a scuola molto turbato, dove ha ricevuto il sostegno e l'attenzione da professori e compagni che insieme sono andati a denunciare il fatto alla direzione della scuola». La madre è stata contattata nel pomeriggio anche dall'assessore all'Istruzione del comune perché, prosegue il suo racconto, «una cosa così grave nel nostro comune non era mai successa», dice, riferendosi al «tipo di linguaggio razzista utilizzato». Ieri mattina, giovedì 9 maggio, nello scuolabus c'era anche a bordo il comandante dei vigili urbani: ha spiegato a tutti i bambini e ragazzi «che atti del genere non sono tollerati».
Le bulle
Le bulle, secondo il Corriere del Veneto, sarebbero due adolescenti di terza media, mentre è ancora da chiarire la posizione di una terza ragazza. La dinamica: l'autista avrebbe invitato il ragazzo appena salito sul pulmino a occupare un posto in fondo perché i sedili anteriori dovevano essere usati dai bambini più piccoli, quelli delle elementari. E quelli in fondo, si sa, sono i posti preferiti dagli studenti. A quel punto una studentessa ha intimato al ragazzo di non sedersi aggiungendo quella frase sul colore della sua pelle. Non solo: raggiunta da un'amica durante il tragitto, avrebbero poi schiaffeggiato l'undicenne spingendolo verso lo sportello.
La mamma non vuole sporgere denuncia. Il sindaco del comune trevigiano – dice ancora il Corriere del Veneto – ha incontrato le ragazzine e i loro genitori: «Hanno negato di aver pronunciato quella frase con intenti razzisti, giustificandosi con il fatto che in questi giorni stanno studiando la storia di Rosa Parks, che negli anni Cinquanta si rifiutò di cedere il posto a una passeggera bianca, su un autobus degli Stati Uniti», racconta il primo cittadino. «Impossibile sapere se davvero si sia trattato di un grande fraintendimento, ma di certo si sono impegnate a chiedere scusa allo studente per come l’hanno fatto sentire».
«Cara Italia io ho fiducia!»
Vania racconta su Facebook di aver ricevuto telefonate e contatti «da tantissimi genitori, soprattutto italiani, pronti ad appoggiarmi per non lasciare in sordina questa storia perché convinti di non voler vivere in un paese dove si possano verificare episodi del genere». È per questo che, scrive ancora su Facebook Vania, non si scoraggia: «Abbiate fiducia nel bene, nella comunità, nelle istituzioni locali fatte di persone per bene.
Votate solo persone per bene, non siate omertosi, non siate neutrali ma schieratevi con il bene e l'uguaglianza finché il male sarà così solo da voler diventare amico del bene. Spero che quelle ragazzine capiscano che per non perdere l'opportunità di vedere la bellezza nel mondo e di arricchire la loro anima, devono iniziare ad aprire gli occhi, a riflettere, ad amare se stesse per poter dare e ricevere amore. Cara Italia io ho fiducia!»