Aspettando le Europee / Il voto nel Regno Unito
Può sembrare incredibile, visto che in un referendum del 2016 i britannici hanno deciso l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, eppure anche dalle parti di Londra si stanno preparando per partecipare alle elezioni europee di fine maggio. Si voterà il 23 maggio per eleggere al parlamento europeo 73 deputati, pari al numero dell’Italia.
La Brexit, inizialmente prevista per il 29 marzo, dovrebbe diventare realtà entroil 31 ottobre. Il parlamento britannico ha quindi ancora diversi mesi per approvare l’accordo negoziato conl’Unione europea. Ma, visto che non è stato in grado di farlo prima di fine maggio, i trattati europei prevedono che ogni Paese membro – inclusa la Gran Bretagna, che fa formalmente ancora parte dell’Unione europea – partecipi alle elezioni.
Non è ancora chiaro cosa succederà nel momento in cui il Regno Unito sarà davverofuori dall’Unione europea: se gli eurodeputati britannici rimarranno al loro postofino a fine mandato, oppure se se l’Ue imboccherà un’altra strada. Nel caso in cui gli eurodeputati britannici dovessero lasciare il loro posto poco dopo la Brexit, i loro seggi potrebbero rimanere vacanti. Non è un dettaglio da nulla, visto l’alto numero di eurodeputati britannici e il ruolo importante che giocano sullo scacchiere delle alleanze all’interno del parlamento europeo.
I conservatori, per esempio, non fanno parte del principale schieramento di centro destra, il più grande gruppo nel parlamento europeo, ovvero il Partito popolare europeo. La stessa fomazione a cui ha aderitoForza Italia.Invece sono, insieme ai conservatori polacchi del partitoGiustizia e Libertà, membri maggioritari (con 19 deputati) del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Un gruppo a cui appartienel’unico deputato di Fratelli D’Italia ma anche, fino a poche settimane fa, i deputati del Partito poplare danese e del partito di estrema destra tedescoAlternativaper la Germania, diventati alleati di Salvini.
Lo stesso ragionamento può valere per il partito indipendentista Ukip (United Kingdom Independence Party), che giocò un ruolo fondamentale nel referendum sull’uscita dall’Ue. Attualmente conta due eurodeputati nel gruppo di Salvini e Marine Le Pen, l’Europa delle Nazioni e dellaLibertà. Il Brexit Party (ex-Ukip), di Nigel Farage, invece è un pezzo portante del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, di cui fa parte anche il Movimento 5 Stelle.
European Parliament voting intention:
BREX: 34% (+6)
LAB: 21% (-7)
LDEM: 12% (+5)
CON: 11% (-3)
GRN: 8% (+2)
UKIP: 4% (+1)
CHUK: 3% (-4)via @OpiniumResearch, 08 May
Chgs. w/ 23 Apr— Britain Elects (@britainelects) 11 maggio 2019
L’ascesa del Brexit Party di Nigel Farage
Proprio il nuovo partito di Nigel Farage, il Brexit Party, pare destinato ad arrivare sul gradino più alto del podio nelle elezioni europee. Secondo un recente sondaggio di Britain Elects, il partito di Farage sarebbe primo, con oltre il 30% delle preferenze. Un numero considerevole per un partito fondato a gennaio del 2019,visto che si contende lastessa fetta di elettorato che dovrebbe rappresentare lo Ukip.
Non sarebbe la prima volta che Nigel Farage arriva primo – lo aveva già fatto nelle scorse elezioni europee nel 2014, battendo i laburisti di Ed Miliband – a dimostrazione del fatto che le elezioni europee nel Regno Unito hanno una valenza diversa da quelle nazionali, dove lo Ukip non è mai riuscito a portare in parlamento più di un solo deputato.
Conservatori e Laburisti in crisi
Lo stesso ragionamento spiega il calo dei conservatori e laburisti nei sondaggi, dati rispettivamente a 11% e 21%. Nel caso dei conservatori pesa le difficoltà del Governodi riuscire a trovare una maggioranza per farapprovare l’accordo per l’uscita dall’Ue e, legato a questo, le critiche che sono piovute sulla loror leader (e premier)Theresa Mayper l’accordo stesso, ritenuto da un’ala del suo partito – una fazione di ‘puristi’ della Brexit – troppo accondiscendente nei confronti delle istituzioni europee.
Sui laburisti pesa invece la poca chiarezza della loro posizione sulla Brexit, il fatto di non aver chiesto direttamente un secondo referendum o la revoca dell’uscita dall’Unione Europea. Entrambi i partiti si sono trovati molto in difficoltànelle recenti elezioni locali, occasione in cui gli stessi leader – Theresa May e Jeremy Corbyn – hanno riconosciuto l’importanza della Brexit sul voto. Proprio nelle elezioni locali invece sono stati premiatisia il partito dei Liberal Democratici, che si presentano alla vigilia del voto alle europee con il 12% (più dei conservatori), che il partito dei Verdi, con l’8%.