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I migranti, Saviano e la comunità LGBT. I bersagli delle 23 pagine di bufale rimosse da Facebook

12 Maggio 2019 - 20:40 David Puente
Facebook, a seguito di un report pubblicato da Avaaz, ha bloccato diverse pagine Facebook di bufale e disinformazione. Tuttavia è la punta dell'iceberg

Mancano poche settimane alle elezioni europee e a distanza di anni qualcosa su Facebook si muove. In queste ore si discute della chiusura di 23 pagine Facebook che hanno costantemente diffuso materiale ingannevole, bufale, disinformazione politica agli utenti contribuendo ad alterare la loro percezione della realtà. Dietro le quinte personaggi senza scrupoli, alcuni di questi legati politicamente a Lega e Movimento 5 Stelle, che alimentavano odio e rabbia attraverso video e meme.

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La bufala su Roberto Saviano nella pagina Facebook rimossa.

Roberto Saviano è una delle vittime preferite, come Matteo Renzi, così come tutte le figure che vanno contro il pensiero dei due partiti di governo.Nella galassia della disinformazione non importava l’origine del falso, l’importante era colpire e farlo nella maniera più devastante possibile usando tutti i canali disponibili e a discapito degli stessi utenti usati come «bestie da mandare al macello».

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Nel report di Avaaz anche il nome di Adriano Valente

Tra le pagine Facebook debellate dal social c’è quella gestita dagli attivisti pentastellati di lungo corso, parte integrante dello staff del partito durante le manifestazioni nazionali. Vogliamo il Movimento 5 Stelle al Governoera gestita da Adriano Valente, un grillino che da anni viene identificato per la sua attività social bufalara e diffamatoria.

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Facebook|Adriano Valente insieme a Luigi Di Maio durante la marcia Perugia-Assisi del 2017

Leultime notizie false sull’universo grillino trattateda Open riguardano la Civil War con la Lega Nord e in particolare lefoto ritoccate di Matteo Salvini sul tema No-Tav. In questo caso però le immagini provengono da un’altra pagina Facebook, non ancora bloccata:Italia senza Renzusconi.

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Screenshot dell’account Facebook di Adriano Valente poco prima della sua rimozione

Tra i network delle pagine citate dal report diAvaaz, la Ong che ha segnalato le violazioni a Facebook relative alle pagine che sono poi state rimosse, troviamo nomi assai noti nel panorama bufalaro.Tra queste c’è Catena Umanadell’omonimo sito Catenaumana.it, ma il network di proprietà del suo gestore è assai più vasto e l’aver bloccato solo quella pagina non darà effetti significativi. La pagina aveva appena 34 mila fan, ma la rete è composta da pagine ancora attive come Quello che non sai con circa 21 mila fan.

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Una delle pagine ancora attive del network Catena Umana

All’interno del report di Avaaz vieneriportato il classico esempio del«mercato delle vacche» dove pagine Facebook vengono cambiate di nome dopo aver ingannato gli utenti facendo seguire loro determinati contenuti per poi ritrovarsene altri. Non è un caso che Facebook abbia fornito agli utenti uno strumentoper identificare se una pagina ha cambiato nome nell’arco della sua vita, cosa sgradita a molti di quelli cheguadagnano follower da questo sistema.

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Questo proliferarsi di pagine legate a determinati network ha fatto si che alcune persone siano state prese di mira da più fronti. Ad esempio, il network di Catena Umana attivo nel 2017aveva diffuso la notizia di una«coppia lesbica» accusata di aver picchiato a morte un bambino utilizzando la foto di due donne italiane che non avevano nulla a che fare con quella storia. Il gestore del sito venne poi denunciato da Francesca Brancati, una delle due ragazze della fotografia. Spesso le pagine del network avevano utilizzatoi loghi di testate come Il Giornaleper farcadere in inganno qualche utente,

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Una delle pagine e dei siti del network di Catena Umana attivo nel 2017

Nel report di Avaazviene anche citato il network di KontroKultura, già noto per le bufale diffuse con siti come LiberoGiornale trattati nel report«la Piovra delle panzane», così come il network diAdesso Basta.

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I network citati da Avaaz.

Viene riportata anche una bufala storica che funziona sempre, quella del video dell’auto dei carabinieri che viene assalita da presunti migranti. Open ne aveva già parlato,identificando anche il film da quale proveniva la scena e contattando il regista.

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I siti e le correnti social che ovviamente non accettano la cancellazione di queste pagine hanno già iniziato a diffondere i primi semi della teoria del complotto mediatico. ImolaOggi, sito vicino alla Lega, ha già citatoSoros. Sarà una lunga campagna elettorale per queste elezioni europee.

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