Il fisico tetraplegico Fulvio Frisone, dal film biografico ai maltrattamenti in famiglia
«Ha cominciato a bastonarmi senza una spiegazione, dandomi una serie di schiaffi e provocandomi un grave malessere», inizia così la denuncia scritta da Fulvio Frisone, fisico nucleare di Catania, affetto fin dalla nascita da tetraparesi spastica con distonie. Costretto a stare sulla sedia a rotelle, è riuscito a studiare e a diventare uno degli scienziati più apprezzati al mondo: la sua storia è stata oggetto del film Il figlio della luna, trasmesso su Rai 1 nel febbraio 2007.
Oggi Frisone – che ha difficoltà nell’esprimersi e che è sempre aiutato da un badante e, fino a poco tempo fa, dalla madre (ora non in perfette condizioni di salute) – ha spiegato di essere stato vittima di una vera e propria aggressione perpetrata dalla sorella. Come si legge sull’atto di denuncia, lo scorso 4 maggio si sarebbe recata a casa sua sua sorella e, «con la scusa di dovergli parlare», lo avrebbe «portato in una stanza».
Facebook |Il fisico Fulvio Frisone
Lì, apparentemente senza motivo, lo avrebbe bastonato «dandogli una serie di schiaffi e provocandogli un grave malessere date anche le sue condizioni di salute». A fermare la violenza sarebbe stato il suo badante, «allertato dai rumori e dalle grida». All’aggressione avrebbe assistito anche il cognato di Frisone, ovvero il marito della sorella: «Lui mi ha minacciato dicendo che, se non la facevo finita, avrebbe chiamato quelli de ‘Le Iene’».
Facebook |Frisone a una conferenza scientifica
Il motivo dell’aggressione? «Mia sorella è inspiegabilmente convinta che io abbia maltrattato nostra madre», spiega Frisone che adesso, temendo «ulteriori atti di violenza immotivata» nei suoi confronti ha deciso di denunciarli chiedendo anche l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento. Ad assisterlo l’avvocato Giuseppe Lipera che ha parlato di «un atto inaudito».
Non è la prima volta che il fisico siciliano denuncia pubblicamente un fatto che lo riguarda: nel 2017 ha fatto sapere di essere stato abbandonato dalle istituzioni che per mesi non gli avrebbero erogato i fondi che gli spettavano. Così, dovendosi pagare di tasca sua l’assistenza domiciliare, aveva deciso di fare lo sciopero della fame.