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Processo Expo, la Procura chiede 13 mesi per Beppe Sala

13 Maggio 2019 - 17:14 Felice Florio
Il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala, nel suo ruolo di amministratore delegato e commissario straordinario di Expo 2015, avrebbe retrodatato di 13 giorni due verbali della commissione aggiudicatrice per non dover rifare una gara d'appalto

Una condanna di un anno e un mese per il sindaco di Milano Giuseppe Sala: è questa la richiesta della Procura Generale per il reato di falso materiale e ideologico. Al primo cittadino viene contestata la retrodatazione di un atto di nomina di una commissione per una gara d’appalto, quella che riguardava la cosiddetta “Piastra Expo”. 

«Il reato – sostiene il procuratore generale Massimo Gaballo – è provato dai documenti». Secondo l’accusa, Sala, all’epoca amministratore delegato e commissario unico, avrebbe falsificato, anticipando la data di 13 giorni, due verbali relativi alla commissione aggiudicatrice della gara d’appalto sulla Piastra. Il motivo sarebbe stato quello di non dover ripetere la gara mettendo così a rischio l’inaugurazione di Expo 2015. In concorso di colpa anche il suo braccio destro, Angelo Paris.

La Piastra altro non è che l’infrastruttura portante su cui è sorta l’intera area di Expo 2015: comprendeva le opere idriche, i percorsi, tra cui il Cardo e il Decumano, e tutti gli impianti tecnologici. Il reato di falso, contestato per i verbali di maggio 2012, riguarda la gara vinta dalla Mantovani con un maxi ribasso.

«Sala non è credibile quando cerca di minimizzare il problema che invece era grave perché poteva pregiudicare la realizzazione dell’evento – si legge nella requisitoria del pg Gaballo – È provata al di là di ogni ragionevole dubbio la decisione di retrodatare gli atti per rendere sanabile la procedura di gara». Durante l’interrogatorio, Sala ha sostenuto invece di non aver «mai avuto la consapevolezza della retrodatazione dei verbali fino alla ricostruzione giudiziaria post 2016».

Il sindaco, allora ad di Expo, aveva anche detto ai giudici che il suo agire era mosso dalla volontà di non perdere tempo «visto lo stato di arretratezza dei lavori». Quando ha saputo di essere indagato, nel 2016, Sala aveva dichiarato: «Poiché sono certo che verrà riconosciuta la mia innocenza ed è mia intenzione accelerare quanto più possibile i tempi del processo, ho dato mandato ai miei legali affinché chiedano che si proceda con giudizio immediato. Ho sempre agito per il bene comune e continuerò a farlo».

Nella sua requisitoria al processo che vede imputato il sindaco, il sostituto pg Massimo Gaballo ha anche criticato l’argomentazione che la difesa dovrebbe portare per chiedere l’assoluzione del sindaco, il cosiddetto “falso innocuo”. Un falso, cioé, che non avrebbe inficiato la regolarità della gara.

«In quanto reato di pericolo, il reato di falso – ha argomentato il pg – è innocuo quando è astrattamente inidoneo a ledere i beni tutelati». In questo caso invece, secondo il pg «si tratta di un reato a dolo generico, quindi è irrilevante la finalità perseguita da chi lo commette». Per il magistrato dunque Sala sarebbe colpevole «anche se non aveva intenzione di nuocere».

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