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Salone del Libro, il direttore Nicola Lagioia: «Su Altaforte avevo le mani legate» – La video intervista

13 Maggio 2019 - 09:12 Giulia Marchina
Scrittore, conduttore radiofonico, editor, e Premio Strega 2015, il direttore, barese di nascita e romano d'adozione, è alla sua terza direzione della manifestazione letteraria

Chiamato a dirigere il Salone Internazionale del Libro nel 2016, «quando tutti mi davano pacche sulle spalle in segno di condoglianze, dicevano che il Salone fosse ormai morto», Nicola Lagioiasta per concludere il suo terzo mandato come direttore della più grande manifestazione letteraria d'Italia.

Scrittore, conduttore radiofonico, editor, e Premio Strega 2015, il direttore, barese di nascita e romano d'adozione, per quest'edizione si è dovuto destreggiare oltre che tra libri e ospitate di vario genere, anche tra polemiche sul fascismoe lotte antifasciste.

«Se avessimo voluto farci pubblicità sulle prime pagine dei giornali, parlando solo del Salone,sicuro non avremmo avuto un'eco simile. Curioso come durantela settimana che ha preceduto l'evento l'atmosfera fosse così tesa e come ora si sia tutti così rilassati», dice, mentre fa un bilancio che definisce «positivo».

Il successo arriva anche in virtù del fatto che, quest'anno, oltre allo spazio messo a disposizione dal Lingotto Fiere, ci fosse anche quello di un edificio adiacente, l'Oval. «Sono quattordici mila metri quadri in più, ma la gente ha iniziato a farci caso solo dal secondo giorno, come un po' come per tutte le novità».

Se si parla del caso di questa edizione del Salone, ovvero la polemica su Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound e di proprietà di Francesco Polacchi, Lagioia tiene a essere chiaro: «Io non ho potere, da contratto, sulle decisioni prese dal Comitato commerciale del Salone del Libro», dice.

E poi prosegue: «Non posso decidere chi entra e chi esce. E Polacchi si è giocato la possibilità di stare al Salone dopo le dichiarazioni rilasciate alla radio (durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, aveva ammessodi esserefascista e definito l'antifascismo«il male del Paese», ndr). Oltre al fatto che la casa editrice è legata a CasaPound, partito sulla cui legittimità ancora si discute».

Polemiche a parte, questo Salone pare essere stato un successo e una conferma per la direzione attuale che avrà incarico la kermessefino al 2021. «Poi passerò la palla perché è giusto ci sia un ricambio. L'Italia, si sa, è un Paese gerontocratico, non vorrei lo diventasse pure questo evento. Mi auguro di lasciare un Salone ancora più forte», ha detto Lagioia.

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