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CasaPound, nello stabile occupato non manca la luce, ma c’è un debito di 330 mila euro

14 Maggio 2019 - 08:19 Redazione
Nel palazzo del Miur occupato dal movimento di estrema destra la luce c’è, ma c’è anche un debito pendente con la società Acea

Il recente caso dell’elemosiniere del Papa, padre Konrad Krajewski, che si è calato nella centralina per riattaccare le utenze allo Spin Time di via Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, ha fatto scattare le polemiche su chi avrebbe dovuto saldare il debito di 300mila euro che gli inquilini dello stabile avevano contratto con l’Acea, l’azienda fornitrice di luce e gas romana. «Da questo momento, da quando è stato riattaccato il contatore, pago io, non c’è problema», ha risposto il cardinale.

A poca distanza dallo Spin Time Labs, però, esiste un altro stabile con problemi di debito nei confronti della municipalizzata romana: si tratta dell’edificio occupato da CasaPound e anche in questo caso il debito contratto con Acea si aggira intorno ai 300mila euro. La differenza consiste nel fatto che nell’edificio di via Napoleone III occupato dal movimento di estrema destra, e i cui residenti non intendono abbandonare in alcun modo, la luce non manca. 

CasaPound ha un debito di 330mila euro con Acea

Il leader di CasaPound Simone Di Stefano in passato aveva dichiarato che gli inquilini dello stabile pagano tutte le bollette, ma alla municipalizzata di Roma non risulta. Acea, infatti, nel settembre 2018, aveva emesso un atto di pignoramento del valore di 330 mila euro nei confronti di CasaPound.

I precedenti presunti allacci irregolari di CasaPound

Non sarebbe la prima volta che nell’edificio risultano compiersi irregolarità con i servizi di luce e gas: nel febbraio 2016 la Polizia di Stato aveva fornito il supporto per il taglio delle forniture allo stabile, che poi però son state riallacciate. Ma non è dato sapere da chi, dato che «alla luce dei vincoli di riservatezza gravanti su Acea non è consentito fornire informazioni circa la titolarità e lo stato di specifiche posizioni», ha detto una fonte aziendale a Repubblica

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