Duterte si prende anche il Senato: le elezioni di metà mandato nelle Filippine
Rodrigo Duterte, il controverso leader sovranista delle Filippine, è a un passo dalla conquista del Senato e quindi dell’ulteriore rafforzamento del suo potere. Con il 94 percento dei voti scrutinati, 9 dei 12 seggi in palio nel Senato della Repubblica delle Filippine sarebbero in mano ai suoi alleati.
Il 13 maggio, in più di 7.000 isole delle Filippine sono state chiamate a votare 61 milioni di persone. Le urne hanno aperto alle 6 di mattina (ora locale) e hanno chiuso alle 18 (mezzogiorno italiano). Durante la giornata, la polizia ha riportato vari episodi di violenza e di intimidazione ai votanti, tra cui una sparatoria che ha ferito cinque persone all’interno di un seggio. Durante la settimana precedente al voto, almeno 20 persone sono state uccise e 24 ferite in episodi di violenza legati alle elezioni.
Le elezioni di metà mandato sono state fin dall’inizio percepite come un test per al popolarità del presidente Rodrigo Duterte. Durante i suoi primi tre anni al potere il Presidente ha portato avanti una «guerra agli stupefacenti» che ha ucciso migliaia di consumatori e presunti spacciatori. È principalmente su questo che i filippini sono stati chiamati a pronunciarsi.
Durante la campagna Duterte aveva affermato di non essere lui a ordinare queste uccisioni extragiudiziarie: «Io dico solo di arrestarli e di ucciderli se non si arrendono, di arrestarli tutti e di sradicare la rete criminale». La campagna elettorale dell’opposizione ha enfatizzato le barbarie commesse dalla polizia per combattere l’uso di stupefacenti, ma la popolarità di Duterte è rimasta alta.
Nonostante i seggi in palio alle Camera siano 300 e quelli al Senato solo 12, la battaglia più importante è stata quella per la camera alta, dove Duterte non aveva una maggioranza. Questo organo è stato finora l’unico in grado di frenare le controverse politiche del presidente. La sua conquista potrebbe consentirgli di riformare la costituzione in un senso a lui congeniale e di ripristinare la pena di morte. Tra i piani principali del presidente, anche l’estensione dei limiti di mandato e l’abbassamento dell’età di responsabilità penale dai 15 ai 12 anni.